La storia d’amore tra filiera agroalimentare e cosmesi è tanto antica quanto naturale. Ma è in questi ultimi anni, dove un’attenzione maggiore è rivolta al riutilizzo di sottoprodotti e scarti, che sta conoscendo nuovo vigore. “L’uso di derivati delle produzioni alimentari della filiera animale così come di prodotti di origine vegetale è consolidato – afferma il professor Lorenzo Morelli, direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari per una filiera agro-alimentare Sostenibile (DiSTAS) dell’Università Cattolica di Piacenza-Cremona -. Pensiamo al latte, ad olii essenziali o sostanze come l’henné, la polvere di fave ed estratti vegetali da piante quali l’Equiseto o la Belladonna. Questo trend si è mantenuto negli anni, e continuerà a consolidarsi con aspetti innovativi, dando nuova vita a residui di lavorazioni agroalimentari sfruttando i fitonutrienti e i composti bioattivi che li compongono e che hanno forte attività antiossidante, foto protettiva e reidratante”. Scarti di frutta e verdura sono “gli ingredienti” più ricercati per i cosmetici, ma altri tipi di sottoprodotti possono essere utilizzati in processi con ricadute indirette sull’industria beauty, come ad esempio lo sviluppo di materiali per il packaging.
NON TUTTI GLI SCARTI SONO UGUALI
Ma quando si parla di riutilizzo di “scarti” nell’industria cosmetica occorre fare una netta distinzione: c’è lo scarto da lavorazione e quello da rifiuto. “Un conto è riutilizzare un residuo alimentare e quindi rivalutarlo come nuova materia prima, altra cosa è uno scarto vergine – spiega la professoressa Paola Perugini dell’Università di Pavia -. Dobbiamo tenere presente che le materie prime utilizzabili dopo che sono risultate essere scarti possono derivare da fonte alimentare o da industria chimica. Gli scarti vergini hanno meno problemi per la qualità del loro riutilizzo. La conoscenza dell’origine dello scarto è fondamentale. Ciò che si ottiene da scarto alimentare, vegetale o polimerico deve avere una tracciabilità che costringe i fornitori a garantire che il materiale abbia i tre requisiti necessari per essere trattato in campo cosmetico: qualità, sicurezza e efficacia. Occorre una caratterizzazione profonda perché si dovrà rispondere a schede sicurezza precise”.
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