In questo articolo di apertura del nostro speciale sul packaging cosmetico abbiamo voluto raccogliere alcuni spunti di riflessione ad un anno esatto dall’inizio della pandemia. Perché in questi 12 mesi sono successe molte cose.
Ci sono stati grandi cambiamenti nella società civile e nel mondo produttivo che hanno interessato la routine, le priorità, i valori, il modo di vedere e programmare il futuro. E il 2021, l’anno del “new normal”, sarà decisivo per capire quali tendenze e quali abitudini adottate durante l’emergenza sanitaria sono entrate a far parte del quotidiano.
Di sicuro, nel packaging cosmetico, in primo piano ci sono – e ci saranno – Sostenibilità e Sicurezza.
Packaging più “protettivi”, come formati monodose ed airless, accresceranno la loro popolarità, così come le superfici antibatteriche e la modalità di prova dei colori e delle texture “monodose e personali” – come i papersheet attivabili con l’acqua – per evitare l’uso dei tester comuni.
Nella triangolazione contenuto-contenitore-consumatore, oltre a sostenibilità e sicurezza, non mancheranno estetica, funzionalità e comunicazione secondo modalità nuove e più interattive.
SICUREZZA E FUNZIONALITA’ IN CHIAVE GREEN
Qualche spunto utile per la progettazione di nuovi imballaggi arriva dal Master in Ecopackaging Design del Politecnico di Torino che, per il futuro, propone l’uso di inchiostro termosensibile per rendere visibile e tangibile l’interazione tra packaging e utente e suggerisce l’impiego di elementi funzionali, come il sigillo di sicurezza in carta attivabile con l’acqua accompagnato da illustrazioni semplici e intuitive, per garantire la sicurezza dell’utente e spiegare le scelte materiche, la riciclabilità e guidare la gestualità. Anche la biomimesi, ovvero applicare le strategie e i principi alla base del mondo biologico per rispondere alle funzioni e agli obiettivi propri di un imballaggio moderno, può essere una strada da percorrere in futuro. Non solo. Per migliorare le performance green, sarà importante lavorare sulla leggerezza e sulla riduzione dei volumi così da contenere la quantità di CO2 emessa durante la spedizione e lo smaltimento a fine vita.
DOPO LA PANDEMIA, AL CENTRO LA SOSTENIBILITA’
Abbiamo già parlato di come sicurezza e sostenibilità siano entrate a far parte del quotidiano e di come il packaging cosmetico debba seguire questi trend di consumo; interessante ora è capire il loro peso nelle preferenze d’acquisto dei consumatori. I numeri non lasciano dubbi: per 1 italiano su 4 la sostenibilità del packaging è determinante per l’acquisto di un prodotto per la cura della casa e per l’igiene della persona.
A dirlo è Nomisma che, in occasione del terzo appuntamento dell’Osservatorio del Packaging del Largo Consumo dello scorso febbraio, ha presentato i risultati di un’interessante indagine condotta su 1.000 buyer tra i 18 e i 65 anni. L’indagine ha evidenziato quanto sia cresciuta l’attenzione verso la sostenibilità durante i mesi della pandemia. Mentre il 59% degli intervistati ha dichiarato di voler acquistare d’ora in avanti prodotti con confezioni sostenibili con regolarità, il 57% ridurrà l’acquisto dei prodotti con plastica vergine. Lo sviluppo sostenibile, secondo gli intervistati, dovrebbe infatti rientrare in cima alla lista anche delle priorità della politica dei prossimi 3-5 anni, insieme a lavoro e occupazione, salute e sanità.
E se i grandi cambiamenti iniziano sempre dalle piccole cose, così anche la sostenibilità si realizza partendo dall’adozione di piccole azioni quotidiane e comportamenti di consumo responsabili. Comportamenti e abitudini d’acquisto fra i quali rientra l’attenzione alle caratteristiche del packaging, agli aspetti legati alla filiera e all’origine delle materie prime, alla responsabilità etica e sociale delle imprese. Il packaging è dunque un elemento in grado di incidere sulla percezione della sostenibilità del prodotto ed è per questo che la confezione e le sue caratteristiche “green” sono un importante driver di scelta.
LA SOSTENIBILITA’ VA COMUNICATA
Se nel beauty la sensibilità green è marcata, nell’alimentare lo è ancora di più. L’analisi di Nomisma lo mostra chiaramente. Analizzando le caratteristiche dei materiali del pack alimentare che incidono sulle scelte d’acquisto, in cima alla lista figurano: assenza di overpackaging (55%), riciclabilità (43%), presenza di materie prime derivanti da fonti rinnovabili o a ridotte di emissioni di CO2 (43%), presenza di materiale compostabile o biodegradabile (41%), assenza di plastica (32%).
La nota dolente? Il green è bello, ma solo una minoranza degli intervistati è disposta a pagare un mark up per avere un pack sostenibile. Cosa ci rivela questo dato? Due cose: 1) che la sostenibilità della confezione è considerata come un valore intrinseco del prodotto e non un surplus per il quale pagare qualcosa in più; 2) che è necessario necessario comunicare cosa significa e quali effetti produce utilizzare un packaging green.
Solo attraverso una comunicazione chiara, esaustiva e trasparente il consumatore può davvero comprendere – e apprezzare – gli spillover generati sull’ambiente. Se si considerano la quantità e la tipologia di informazioni di cui oggi i consumatori dispongono per valutare la sostenibilità di un prodotto, si capisce infatti che c’è ancora molto lavoro da fare: a fronte di un 10% che si dichiara soddisfatto delle informazioni a disposizione, c’è un buon 64% che vorrebbe saperne di più e un 26% che dichiara apertamente che le informazioni non sono sufficienti. “Un elemento richiesto a gran voce dai consumatori, ma anche una grande opportunità per la Distribuzione Moderna”, sostiene Silvia Zucconi, Responsabile Business Unit Market Intelligence & Consumer Insight Nomisma. A noi, ora, porre rimedio.