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Essere bio eco è diventato un “must”. Nel settore cosmetico la produzione è da tempo orientata alla ricerca e sviluppo di make up e skin care che possano da un lato rispondere alle richieste dei consumatori sempre più consapevoli e assertivi verso l’utilizzo di prodotti a basso impatto ambientale e rispettosi della salute umana, e dall’altro osservare con rigore le normative piuttosto restrittive che via via si stanno delineando.

In questo quadro le certificazioni bio eco stanno assumendo un ruolo decisivo: nell’ultimo decennio la loro importanza è cresciuta in ogni ambito, e in quello cosmetico ancora di più generando un circolo virtuoso che ha spinto le aziende del beauty a convertire le loro produzioni e i loro sistemi da convenzionali a green. Queste necessità hanno portato alla moltiplicazione di standard di certificazioni, tra le quali spicca quella di AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) su cui si è focalizzato il webinar realizzato dal Polo della Cosmesi in partnership con Bureau Veritas, leader a livello mondiale nei servizi di ispezione, verifica di conformità e certificazione.

Nell’ultimo decennio l’importanza delle certificazioni eco-bio è cresciuta in ogni ambito, e in quello cosmetico ancora di più
CHE COS’E’ BIO ECO?

A differenza dei prodotti alimentari, nel settore cosmetico non esiste alcuna legge che stabilisce cos’è un cosmetico biologico e/o naturale, come hanno sottolineato i due relatori, Fabio Bianciardi, responsabile commerciale QCertificazioni, e Cristiana Guerranti, responsabile area controllo Non Food QCertificazioni, entrambi di Bureau Veritas Italia.

Per un cosmetico essere bio-eco significa essere ecologico, attento all’ambiente in termini di impatti della produzione di materie prime e prodotti finiti e di biodegradabilità, anche per quanto riguarda il packaging, e biologico, con materie prime da agricoltura biologica certificata, rispettosa dell’ambiente e della salute, con l’esclusione di utilizzo di principi attivi chimici e di OGM – spiega Bianciardi – L’origine è in realtà un ritorno al passato, dettato dall’esigenza di tutelare ambiente e salute. Questa necessità inizia a diffondersi nei primi anni 2000, ma si struttura e diffonde nella seconda metà del primo decennio di questo secolo (Ecocert 2002, CPPB 2004, Natrue 2007, Cosmos 2010, AIAB 2006). Sostenibilità e prestazioni degli ingredienti sono due requisiti che sono stati spesso in conflitto. Esistono già vari studi sugli ingredienti cosmetici naturali e verdi, ma applicazioni e prestazioni non sono sempre ben definite”.

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Questa necessità inizia a diffondersi nei primi anni 2000, ma si struttura e diffonde nella seconda metà del primo decennio di questo secolo (Ecocert 2002, CPPB 2004, Natrue 2007, Cosmos 2010, AIAB 2006)
LA RICHIESTA DEL MERCATO

Un grande ruolo lo hanno giocato i consumers, in particolare le nuove generazione come i millennials e la Gen Z molto attenti alla sostenibilità, a questioni ambientali, sociali e di equità economica: sebbene l’acquisto di prodotti cosmetici si basi su preferenze personali, considerazioni ecologiche ed etiche stanno diventando sempre più importanti nell’orientamento delle scelte: “Di conseguenza, i consumatori stanno spingendo l’industria cosmetica a diventare più “verde” e, allo stesso tempo, i media e le strategie di marketing, già adottate da alcuni marchi, motivano gli altri ad agire per rafforzare la loro posizione sul mercato– continua Bianciardi – . Senza menzionare la filosofia di ciascuna società in termini di preoccupazioni ambientali, sociali ed economiche, portano alla creazione del “mercato verde” Un altro fattore che sta guidando l’industria cosmetica verso un percorso più sostenibile è la disponibilità di materie prime favorevoli dal punto di vista della sostenibilità”.

I VANTAGGI DI ESSERE ECO FRIENDLY

Ma la spinta non arriva solo dal mercato. Le istituzioni, soprattutto europee, puntano alla sostenibilità mettendo in campo non solo un sistema di regolamenti e normative, ma inserendo anche tasse ambientali come le tasse sulle discariche sono state sempre più utilizzate per influenzare il comportamento dei produttori. “Ma alla fine le aziende si sono rese conto che agire per migliorare la sostenibilità nel settore non richiede necessariamente grandi investimenti e può portare molti vantaggi, come risparmiare denaro e aumentare le vendite e migliorare la reputazione dell’azienda – rivela Bianciardi -. Alcuni paesi dell’Unione Europea hanno già vietato l’uso di microplastiche nei cosmetici a risciacquo. L’uso di microsfere di plastica nei prodotti cosmetici e per la cura della persona è già diminuito del 97,6% tra il 2012 e il 2017, il che si traduce in 4250 tonnellate di plastica sostituita e rimossa”.

L’IMPORTANZA DI CERTIFICARSI

Tutte queste sollecitazioni hanno portato alla nascita di claim e ad un’esasperazione del marketing sfociati in casi eclatanti di “green washing”. Ad un certo punto è nata l’esigenza di fare chiarezza: “La certificazione colma in qualche modo il vuoto normativo – conferma Bianciardi – E costituisce un servizio di garanzia e fiducia verso i consumatori, che sono pertanto spinti a scegliere un prodotto certificato bio piuttosto che uno tradizionale, o un prodotto che vanta di essere “bio”, ma non supportato da controllo certificativo. L’effetto sulla produzione è quella di migliorare la qualità del prodotto, rende più efficiente e virtuoso il processo produttivo, adeguandolo ad uno standard”.

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Tra le certificazioni di maggiore interesse c’è lo standard Bio Eco Aiab che certifica Prodotti a basso impatto ambientale ed in grado di esprimere la massima tutela possibile per la salute del consumatore.
POCO IMPATTO AMBIENTALE E SUPER ATTENZIONE ALLA SALUTE UMANA

Tra le certificazioni di maggiore interesse c’è lo standard Bio Eco Aiab che certifica Prodotti a basso impatto ambientale ed in grado di esprimere la massima tutela possibile per la salute del consumatore. “Prevede una lista negativa di ingredienti ritenuti non eco o dermo compatibili, elaborato utilizzando l’inventario delle materie prime cosmetiche presente nella Decisione della Commissione Europea alla data del 9 febbraio 2006 (2006/257/EC), quindi successive integrazioni o modifiche da parte della Commissione Europea di tale inventario comporteranno ulteriori elaborazioni – specifica Guerranti – L’utilizzo delle materie prime non incluse in questo inventario dovrà essere valutato dall’OdC”. Il disciplinare prevede che un prodotto cosmetico per essere dichiarato bio eco deve avere almeno un ingrediente di origine biologica nella formulazione che va chiaramente indicato in etichetta; sono ammesse profumazioni sintetiche conformi allegato 1 No OGM; no a piante in via di estinzione, no all’ irraggiamento; va garantita la riduzione dell’impatto ambientale dovuto agli imballaggi superflui (confezioni singole) o non riciclabili (si promuovono imballaggi da materie prime rinnovabili, materiali riciclabili o collegati ad un sistema di restituzione dei vuoti); viene escluso l’uso di PVC e bakelit.

L’attività di certificazione viene affidata ad un ente esterno e indipendente che ha il compito è attestare la conformità dei prodotti alle caratteristiche Aiab – spiega Guerranti elencando le principali disposizioni -. I cosmetici non devono essere poco compatibili per la pelle, tossici, poco eco compatibili e di origine sintetica. Il metodo di produzione deve essere conforme al Regolamento (CE) 834/2007. Questo vale sia per le materie prime vegetali che per quelle animali. Per il confezionamento primario sono ammessi contenitori riciclabili. In ogni caso devono essere conformi al Regolamento (CE) 1223/2009 e in definitiva devono essere ridotti ed ecocompatibili”.