Packaging, alla ricerca della sostenibilità

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Quando si guarda alla sostenibilità dei packaging, occorre considerare l’intero ciclo di vita del prodotto. Dalle risorse necessarie alla produzione a cosa succede all’ambiente quando il packaging entra nel flusso dei rifiuti. Ecco perché dovrebbe essere progettato per essere riutilizzato e non lasciare traccia una volta smaltito. Solo ripensando agli imballaggi e alla loro sostenibilità in chiave olistica sarà possibile prendere decisioni che aiutino davvero a preservare il pianeta per le generazioni future.

Un interessante approfondimento sul tema è offerto da “Zero Waste Beauty Report 2024”. Secondo la Banca Mondiale, l’economia globale odierna consuma oltre 100 miliardi di tonnellate di materie prime ogni anno e ben 90 miliardi diventano rifiuti. Ma non è tutto. Il consumo energetico globale è quintuplicato e negli ultimi 6 anni sono state consumate più materie prime di tutto il XX° sec. La produzione è responsabile di un quinto delle emissioni totali di carbonio e di oltre il 54% dell’energia mondiale. Solo il 7,2% dell’economia mondiale è circolare, mentre ben il 72% della popolazione vuole abbracciare la sostenibilità. Un approccio circolare, che punti sulla produzione green e sulla riduzione e riutilizzo lungo tutta la catena di fornitura, è l’unica nostra salvezza.

I brand offrono soluzioni biodegradabili, compostabili e riciclabili. Ma che cosa significano esattamente questi termini? Mentre il packaging biodegradabile, per effetto di microrganismi, si decompone in composti meno inquinanti, l’imballaggio compostabile per effetto di umidità, microorganismi e calore si decompone in elementi naturali e non tossici.

Il packaging riciclabile, invece, viene recuperato o ricavato da rifiuti e riutilizzato al posto di ricorrere a nuovi materiali. E’ importante notare che alcuni recyling claim possono essere considerati “greenwashing” perché la plastica mista o quella tinta non è immediatamente riciclabile.

Secondo la Commissione Europea, il 53% dei claim green sono il risultato di informazioni non scientifiche. Per combattere informazioni fuorvianti, il Consiglio Europeo e il Parlamento sono arrivati ad un accordo, la Direttiva Green Claims. Questo nuova direttiva vieta claim ambientali a meno che non siano rigorosamente provati. “Alcuni claim ambientali non sono veritieri e la fiducia dei consumatori è molto bassa. Le aziende possono dare false indicazioni circa il loro impatto sull’ambiente e indurre i consumatori a fraintendimenti – pratica meglio nota come greenwashing. Con la nuova proposta di legge sui claim green, l’UE sta prendendo posizione contro il greenwashing per proteggere i consumatori e l’ambiente” ha dichiarato la Commissione Europea.

QUANDO L’INNOVAZIONE INCONTRA LA SOSTENIBILITA’

L’universo dei packaging e dei materiali è in costante evoluzione; è un luogo dove l’innovazione incontra la sostenibilità, e insieme, modellano l’industria della bellezza.
Lo sapevate che solo il 40% della plastica prodotta per il packaging, una volta usata, viene correttamente smaltita? E quel che è peggio è che ci vogliono dai 20 ai 500 anni per decomporsi. Considerando i 120 miliardi di packaging per personal care prodotti e buttati via ogni anno, è più importante che mai cercare materiali che siano biodegradabili, compostabili o facilmente riciclabili. I rifiuti agricoli rappresentano una valida alternativa alla plastica tradizionale. Secondo McKinsey, i packaging compostabili e bio based sono in cima alle preferenze dei consumatori.

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TREE FREE PAPER

Quanto è buono il legno? Nonostante sia uno dei materiali più riciclabili presenti in natura, bruciare il legno ha un impatto altissimo sull’ambiente. Il Workd Resources Institute (WRI) stima che la lavorazione del legno sia responsabile del 10% delle emissioni di gas serra: più di quanto prodotto da tutti gli automobilisti del mondo messi assieme! E con il pianeta sulla buona strada per raccogliere il 50% in più di legno entro il 2050, è chiaro che i brand devono ripensare il consumo di carta e cartone. Secondo Reusebox, ci vogliono circa 5 alberi per fare 1 tonnellata di cartone, che servono a produrre 1950 scatole x imballaggio di dimensioni medie. Questo vuol dire che 1 albero serve a produrre poco più di 390 scatole. Quel che è peggio è che il cartone non può essere riciclato all’infinito. più viene riciclato, più le fibre si allungano a discapito della qualità del cartone. Per ovviare a questo ‘difetto’ e rinforzare la scatola, i produttori aggiungono polpa in proporzione variabile ricavata da alberi, riducendo di fatto il beneficio di usare carta e cartone riciclati.

Un interessante esempio di packaging virtuoso è quello prodotto da James Cropper, azienda inglese di produzione di carta con sede nel Lake District inglese. L’azienda, fondata nel 1845 da James Cropper, ha ripensato il packaging in cartone in un’ottica più sostenibile lanciando Wainwright Colours from Nature, packaging realizzato 100% con fibre riciclate e tinto con ingredienti naturali.

GUARDANDO AL FUTURO 

E poi ci sono i marchi visionari, che rimodellano il settore con un approccio unico e con un approccio che permette di conciliare esigenze ambientali e quelle del mondo del packaging. Dai sacchetti solubili in acqua ai rivoluzionari materiali realizzati con alghe a nuovi e ingegnose soluzioni refill, queste aziende paladine dell’ambiente sono pioniere della sostenibilità e della riduzione degli sprechi. Notpla, abbreviazione di No Plastica, è un’azienda londinese che ha trovato il modo per trasformare le alghe in una membrana biodegradabile (e anche commestibile) perfetta per il packaging alimentare. Raiku produce packaging 100% compostabile che può sostituire la plastica. Il wrap Raiku, alternativa sostenibile al classico pluriball, ha ottime capacità protettive ed è l’imballaggio con l’ingombro più basso attualmente disponibile. On Repeat Refills offre ai beauty brand imballaggi alternativi compostabili sicuri anche per il cibo, certificati, atossici e rispettosi dell’ambiente.