test sugli animali

Cosa ne pensano i consumatori dei test sugli animali? Quanto sono importanti i claim cruelty-free nel settore cosmetico? 

Moltissimo. Anche se le opinioni possono variare tra paese e paese e tra le varie categorie di prodotti, è indubbio che i consumatori preferiscano i cosmetici cruelty-free.

Secondo un’indagine di LightSpeed/Mintel, negli USA il 49% di coloro che acquistano prodotti naturali o biologici ritiene sia importante che i prodotti non siano testati sugli animali; mentre nel Regno Unito il 37% dei consumatori considera che i valori etici di un’azienda, compreso il non effettuare test sugli animali, siano driver d’acquisto importante. In Brasile, il 25% dei consumatori pone in cima alla lista dei prodotti preferiti quelli “animal friendly” seguiti a ruota da quelli “chemical free”.

Non solo. Agli occhi dei consumatori è fondamentale che i brand rimangano fedeli ai loro valori e alla loro identità, sia che operino nel loro mercato d’origine sia che si tratti di altri mercati. 

LA LEGGE NON è UGUALE IN TUTTO IL MONDO

Per qualsiasi brand, indipendentemente che si tratti di un marchio emergente o già affermato, conoscere bene la regolamentazione locale è uno degli aspetti fondamentali per esportare un prodotto. Le norme in un zona o in una regione, infatti, potrebbero essere in contrasto con il messaggio del brand e condurre alla disaffezione del cliente.

IL MERCATO CINESE

L’esempio più eclatante è rappresentato dal mercato cinese. Con un valore stimato che supera i 32 miliardi, quello cinese è uno dei mercati più appetibili per le aziende per il settore cosmetico. Tuttavia ci sono diverse sfide per le aziende che desiderano esportare i propri prodotti in Cina, in particolar modo per quelle che sono sempre state cruelty-free.

La CFDA (China Food and Drug Administration) richiede per tutti i prodotti beauty provenienti da altri paesi test su animali. Anche se gli stessi brand non fanno test su animali, il governo cinese ha il diritto di rimuovere i prodotti dallo scaffale per testarli. 

I TEST SUGLI ANIMALI

La regolamentazione in materia cosmetica in Cina è molto frammentata e agli FDA locali viene delegata la giurisdizione sui singoli casi. Questo può creare non pochi problemi, perché gli enti non sono tenuti a notificare alle aziende se i loro prodotti sono stati selezionati per i test post-market o meno. 

Inoltre, esistono due tipi di test post-market. Nel primo caso, l’FDA prende alcuni campioni di prodotti dallo scaffale e li testa sugli animali per confermare la conformità del prodotto alla regolamentazione. Nel secondo caso, invece, i test microbiologici o sugli animali avvengono direttamente nei duty-free degli aeroporti.

test sugli animali

I CONSUMATORI SCELGONO AZIENDE ETICHE

In diverse parti del mondo, come nel Regno Unito, i test sugli animali sono banditi da tempo. In Europa, dal 2009, una legge comunitaria vieta i test sugli ingredienti, mentre sui prodotti finiti il divieto era già scattato nel 2004. Dal tempo, inoltre, non è più consentito commercializzare nel territorio comunitario i cosmetici che siano testati su animali nei paesi extra-UE, sia che si tratti di un prodotto finito sia che si tratti di ingredienti.

Nella maggior parte dei casi, quindi, inserire sulla confezione la dicitura “cruelty-free” o “non testato su animali” è del tutto ridondante. Tuttavia, se i brand decidono di esportare i propri prodotti in altri paesi dove la regolamentazione e le abitudini sono diverse, la dicitura “cruelty-free” sulla confezione può diventare necessaria.

Non solo. Da considerare ci sono anche le preferenze del mondo consumer. Tralasciando per un attimo la regolamentazione presente dei vari paesi, come si è visto, i consumatori sono sempre più orientati verso prodotti “free of”.  Ciò che ne consegue è che l’indicazione in etichetta della presenza o dell’assenza di certi ingredienti può avere un impatto diretto sull’acquisto del prodotto. Un esempio? Nel Regno Unito, il 34% dei consumatori crede che sostenere il benessere degli animali renda più etica un’azienda.

PREPARARSI A CAMBIARE

In parlamento si è a lungo dibattuto sul tema, la scienza lavora da tempo a test alternativi e non mancano nel mondo consumer gruppi a sostegno dei prodotti “cruelty-free” – il tutto per evitare i test sugli animali nei diversi settori industriali. Intanto sui brand cresce la pressione dei consumatori che chiedono maggiore trasparenza sugli aspetti etici e maggiore chiarezza sui paesi dove vengono venduti i prodotti.

LE ALTERNATIVE AI TEST SUGLI ANIMALI:  MENO COSTOSE, PIU’ RAPIDE ED EFFICACI 

La questione più grande relativa ai test non effettuati su animali ruota attorno alla loro reale efficacia e se possano garantire effettivamente che il prodotto sia esente da qualsiasi rischio per l’uomo. Questione oggi superata, grazie al costante miglioramento dei test sia in termini di qualità che di efficacia.

I test di ultima generazione replicano esattamente lo spessore e le caratteristiche della pelle umana. Episkin, ad esempio, è un test in vitro utilizzato per valutare il potenziale corrosivo, a livello cutaneo, di prodotti farmaceutici e cosmetici. È stato sviluppato da Imedex e, successivamente, da L’Oreal per sostituire i test condotti in vivo su animali ed esseri umani. Si tratta di un modello tridimensionale della cute umana, formato da una matrice di fibre collagene (I e III), coperta da uno strato di collagene IV e, infine, da uno strato di epitelio differenziato prodotto da cheratociti di origine umana.

ULTIMA FRONTIERA: HUMAN -ON -A CHIP

La bioingegneria potrebbe fornire una valida alternativa ai test in vetro e su animali e portare alla definitiva scomparsa della necessità di test sugli animali.

L’alternativa di cui stiamo parlando è human-on-a chip. Si tratta di un chip tridimensionale che simula le attività, la meccanica e la risposta fisiologica di interi organi o, detto più semplicemente, un modello in vitro di organo artificiale. La vera svolta è stata quella di sviluppare dei sistemi che permettano di ricreare, seppur in versione miniaturizzata, un sistema di “organi” collegati tra loro. Creando un sistema che può essere controllato e dove ogni variabile può essere eliminata, si otterrebbero test più affidabili e accurati. C’è di più. I progressi tecnologici come quelli citati non solo migliorano l’efficacia dei test, ma possono portare allo sviluppo di nuovi claim nel mondo skincare e in altre categorie.

IL FUTURO E’ CRUELTY-FREE

I test sugli animali sono ancora ammessi nell’80% dei paesi nel mondo. #Becrueltyfree è la più importante campagna della storia che si batte per la fine dei test sugli animali. Tra i beauty brand cruelty-free figurano oltre 600 marchi, ma la domanda continua a crescere e alla lista se ne aggiungeranno presto molti altri. Nel 2019, la FDA di Taiwan ha promosso una nuova legge che modifica quanto disposto sino ad oggi nel segmento personal care e che si conforma agli standard internazionali nei quali rientra anche il divieto di test sugli animali.

L’articolo è stato realizzato con il supporto di Mintelsocietà che si occupa di previsioni di mercato e di tendenze a livello globale. Per informazioni scrivere a: mmofardin@mintel.com