Dal mondo cosmetico arriva un nuovo importante passo verso la tutela dell’ambiente. Dal 1° gennaio, infatti, sono bandite dai cosmetici le microplastiche e le plastiche oxodegradabili, cioè quelle plastiche che si frammentano in piccolissimi pezzi per effetto del calore e della luce UV. Un divieto però che non riguarda tutti i cosmetici, ma solo gli esfolianti e i detergenti a risciacquo.
Infatti, secondo quanto indicato nella legge di Bilancio 2018, articolo 1 comma 546 “Dal 1° gennaio 2020 è vietato mettere in commercio prodotti cosmetici da risciacquo ad azione esfoliante o detergente contenenti microplastiche”.
Uno stop che non coglie impreparate le aziende italiane, produttrici del 60% dei cosmetici mondiali. Già da tempo le nostre aziende, sensibili al tema ambientale, hanno avviato una politica di sostituzione delle microplastiche con sostanze di origine vegetale 100% biodegradabili. Le alternative green sono tante: granuli ricavati da noccioli di mandorle o albicocche, microsfere di jojoba, sale marino….
MICROPLASTICHE
Ma che cosa sono esattamente le microplastiche? Iniziamo con il dire che si dividono in due categorie: primarie e secondarie.
Le prime sono piccole particelle rilasciate nell’ambiente, in genere di dimensione inferiore ai 5 mm, provenienti dai lavaggi di capi sintetici, dall’abrasione dei pneumatici durante la guida o contenute nei cosmetici per la cura del corpo. Le microsfere di plastica vengono aggiunte ad alcuni prodotti di consumo (creme, dentifrici, scrub, shampoo, schiuma da barba, detergenti…) per la loro azione abrasiva. Le microplastiche primarie costituiscono il 15-31% del totale della plastica presente nell’oceano.
Le microplastiche secondarie, invece, sono prodotte dalla degradazione di oggetti di plastica più grandi, come buste o bottiglie di plastica. Rappresentano circa il 68% delle microplastiche presenti nell’oceano.
“dal 1° gennaio 2020 bandite le microplastiche nei cosmetici a risciacquo “
PICCOLE, MA ALTAMENTE INQUINANTI
Particelle piccolissime, ma altamente inquinanti. Anche se la dimensione delle sfere è davvero minima, il loro contributo all’inquinamento marino è molto alto.
Essendo così piccole, infatti, le microplastiche difficilmente riescono ad essere trattenute dai sistemi filtranti e così, una volta che si sciacqua il prodotto, entrano nel sistema fognario. E da lì al mare il passo è breve.
Secondo l’Unep (United Nations Environment Program) ogni kmq di oceano contiene quasi 64.000 particelle di microplastica e, solo nel Mediterraneo, sono sparsi oltre 250 miliardi di frammenti. Una minaccia reale alla salute degli animali marini e dell’uomo. Mentre i primi, scambiando i frammenti di plastica per cibo, ne ingeriscono in quantità; l’uomo le assimila attraverso gli alimenti di cui si ciba. Il 15-20% del pescato che finisce sulle nostre tavole contiene microplastiche e, se si considera che in media consumiamo 25kg a testa di pesce all’anno, il conto è presto fatto.
A lanciare l’allarme è l’Unep con una campagna di sensibilizzazione dal titolo Che cosa c’è nel tuo bagno? “Molti consumatori – sostiene l’Organizzazione – non sono consapevoli di quanta plastica possa esserci negli articoli per la cura della persona che usano quotidianamente e questo è ancora più dannoso perché il nemico è invisibile”.
PLASTICA NEI MARI
Ridurre i frammenti di plastica nei prodotti di consumo significherebbe ridurre il potenziale inquinante nei mari e negli oceani e, quindi, i rischi sulla salute dell’uomo e dell’ecosistema.
“Ogni anno – si legge nel Report – finiscono nell’oceano 8 milioni di tonnellate di plastica. La maggior parte delle persone associa l’inquinamento della plastica marina a ciò che vede galleggiare lungo le coste o sulle superfici marine, mentre ignora che i prodotti per la cura e l’igiene della persona sono tra le principali fonti di microplastiche. Microplastiche e microsfere, che arrivano negli oceani tramite le acque di scarico dei bagni, sono una minaccia per l’ambiente ancora più pericolosa perché non visibile”.
ATTENZIONE ALL’INCI
Come riconoscere la presenza di microplastiche in un prodotto? Occorre leggere attentamente l’INCI, l’elenco degli ingredienti del prodotto. L’Unep ha stilato anche una lista di ingredienti che indicano la presenza di microplastiche, ovvero: Polyethylene (Pe), Polymethyl methacrylate (Pmma), Nylon, Polyethylene terephthalate (Pet), Polypropylene (Pp).