L’olfatto, racconta Anna D’Errico, biologa con dottorato in Neuroscienze all’Università di Pavia, è un senso intimo, ancestrale, che ci guida alla scoperta del mondo. Attraverso l’olfatto passano emozioni, ricordi, sensazioni. Un ponte tra passato e futuro. Il più antico dei cinque sensi è anche il meno noto, soprattutto se paragonato alla vista o all’udito. Eppure le aree cerebrali dedicate all’olfatto sono numerose anche nell’uomo a testimonianza che questo senso, il primo ad essersi sviluppato, non ha nulla da invidiare agli altri.

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ANNA D’ERRICO, BIOLOGA CON DOTTORATO ALL’UNIVERSITA’ DI PAVIA

1- Dott.ssa D’Errico perché definisce l’olfatto il senso perfetto?

E’ un po’ una provocazione perché l’olfatto spesso è considerato un senso dispensabile, mentre è coinvolto e ci coinvolge a molti livelli: psicologico, personale, fisico. Come dico anche nel mio libro Il senso perfetto: mai sottovalutare il naso! Lascio, quindi, al lettore trovare una propria risposta.

2- E’ vero che l’olfatto è il più antico dei cinque sensi?

Sì, è così. Insieme al tatto, è stato il primo senso a svilupparsi negli organismi unicellulari primordiali. Si tratta di un senso chimico, come anche il gusto a cui infatti è strettamente legato, perché viene attivato appunto dalle molecole chimiche. La sua funzione fondamentale è di aiutarci a captare dall’ambiente esterno molecole di particolare interesse per la sopravvivenza e le relazioni sociali e nell’uomo è profondamente legato alla sfera emozionale e dei ricordi.

3- Buoni annusatori si nasce o si diventa?

Direi che si diventa, contrariamente a ciò che spesso si dice. Le ricerche scientifiche hanno mostrato che l’olfatto umano è piuttosto sviluppato e la capacità di percepire, riconoscere e descrivere un odore è soprattutto frutto di attenzione e allenamento. Devo dire che la cultura occidentale ci ha un po’ disabituati a sentire e a distinguere gli odori e spesso non ci poniamo nemmeno troppa attenzione, tuttavia esistono degli esperti, come i nasi nel campo dei profumi o i sommelier in quello dei vini, che vengono allenati a distinguere gli odori e che ricevono un training specifico. 

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Attraverso l’olfatto passano emozioni, ricordi, sensazioni.

Esistono, poi, delle condizioni particolari – stato di salute, educazione, fattori socio-culturali, sensibilità, gusto personale –  che influenzano il modo in cui si percepiscono gli odori. 

  1. In che modo si può allenare il nostro naso a percepire/ distinguere le varie fragranze?

Ci sono diverse possibilità e ognuno, anche senza grossi strumenti, può provarci da subito. Si può iniziare con odori comuni, come le spezie della cucina o le essenze per l’ambiente che si trovano in erboristeria o qualunque tipo di profumo si abbia a disposizione.

Per iniziare può essere più facile con odori semplici e “monotema” (rosa, cannella, rosmarino, cedro, ecc..). L’ideale è costruirsi un proprio set di odori e aromi e partire da quello, dedicando anche solo pochi minuti al giorno ad annusare l’odore e a provare a descriverlo. Poi si può provare ad associare a quel odore un colore, pensare se è un odore caldo, freddo, variopinto, a quale tipo di texture può essere associato, a quali ricordi. In questo modo si attivano anche gli altri sensi, l’immaginazione e ci si allena a definire sensazioni olfattive a cui normalmente non si presta attenzione.

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  1. È vero che un profumo viene percepito in maniera diversa da pelle a pelle?

Si, dal momento che ognuno ha un proprio odore caratteristico, il profumo applicato sulla pelle può cambiare leggermente da una persona a un’altra. Le molecole del profumo si uniranno con quelle dell’odore della pelle e di eventuali creme che vi sono state applicate, inoltre la stessa temperatura della pelle può avere un’influenza perché col caldo, soprattutto le note più leggere e di testa della fragranza, evaporano velocemente.

“l’olfatto è il più intimo e ancestrale dei 5 sensi”