Biologico, secondo la definizione dell’AIAB è un metodo di coltivazione e allevamento che ammette l’impiego solo di sostanze presenti in natura e vieta l’uso di sostanze chimiche come pesticidi, concimi, diserbanti…
Il biologico è un sistema di produzione che evita lo sfruttamento eccessivo del suolo, dell’acqua e dell’aria, e che punta, invece, sul rispetto dei cicli di vita naturali.
Il biologico è l’alternativa sostenibile all’agricoltura industriale moderna, che utilizza derivati del petrolio per milioni di ettari e che sta portando progressivamente all’esaurimento delle risorse naturali e all’aumento di emissioni tossiche (CO2) con conseguenze sul clima, sull’ambiente e sulle comunità rurali.
E’ un’agricoltura che coniuga i principi di produttività e salvaguardia dell’ambiente e, al contempo, offe prodotti ricchi di sapore e privi di sostanze tossiche.
I DETTAMI DELL’AGRICOLTURA BIOLOGICA
Per dirsi biologica, l’agricoltura deve seguire alcuni rigorosi dettami:
- ruotare le colture per utilizzare le risorse in loco in modo efficiente;
- ridurre al minimo ( e in certi casi vietare) pesticidi chimici, fertilizzanti sintetici e antibiotici;
- sfruttare le risorse locali (es. letame come concime o i mangimi prodotti in azienda);
- impiegare animali e risorse vegetali resistenti alla malattie e adattate all’ambiente, ma rigorosamente no OGM;
- le pratiche di allevamento sono calibrate sul tipo di bestiame e quest’ultimo è allevato all’aperto e nutrito con foraggio bio;
Nel biologico inoltre è vietato l’uso di OGM, considerati una minaccia per la biodervisità e anche per l’uomo (una volta che si inseriscono nell’ambiente piante transgeniche esiste il rischio concreto che si sviluppino erbe infestanti e insetti più resistenti).
“il biologico rispetta l’ambiente e tutela la biodervisità”
Le caratteristiche del biologico fanno sì che si parli di ciclo chiuso. Contro gli insetti si utilizzano insetti utili al posto degli insetticidi e piante rustiche più resistenti; si seminano alcune piante (trifoglio, crescione, valerianella, spinaci…) che una volta fiorite vengono interrate per proteggere il terreno dall’erosione; si ricorre alla rotazione delle colture e a letami e concimi organici, come il compost, non inquinanti e biodegradabili.
Non solo. Il bestiame fornisce letame per fertilizzare il terreno che, a sua volta, fornirà cibo per gli animali e per l’uomo. E il cerchio si chiude.
IL BIO IN EUROPA
Nel 1991 l’Unione Europea ha stilato una serie di regole e di criteri di coltivazione che disciplinano l’agricoltura bio. Per garantire la corretta applicazione delle direttive Eu e tutelare il consumatore dai fake, sono nati gli organismi di controllo e sui prodotti bio è stata inserita un’etichetta accompagnata dal logo Euro-leaf, una foglia verde stilizzata obbligatoria per il biologico dal 1° luglio 2010.
Il simbolo, il cui uso è disciplinato dal regolamento 271/2010 della Commissione Ue, indica un prodotto che deriva da una produzione sostenibile, che rispetta gli animali e l’ambiente. Non solo. Per ottenere il logo, il prodotto deve contenere almeno il 95% di ingredienti di agricoltura biologica e riportare il nome del produttore ( o del venditore) e il codice dell’organismo di certificazione che ha effettuato il controllo prima dell’immissione sul mercato.
I NUMERI DEL BIO
Il biologico per l’Italia, ai primi post nell’export di prodotti bio, vale circa 3 miliardi di euro. Secondo il rapporto Sinab “Il Bio in cifre” del 2015, le Regioni in cui sono presenti il maggior numero di operatori biologici sono la Sicilia (9.660), la Calabria (8.787), la Puglia (6.599). In queste Regioni si concentra oltre il 45 per cento del totale degli operatori italiani.
“nel biologico si parla di ciclo chiuso”
ALL’ ORIGINE DEL BIO
Secondo FederBio l’attenzione all’ambiente, al legame tra stile di vita, cibo che mangiamo, modo in cui lo produciamo e salute si può far risalire ai primi decenni del secolo scorso, ma è solo nel 1972 con la creazione dell’ IFOAM- Organics International, un movimento a difesa della diversità biologica e culturale, che si gettarono le basi per l’agricoltura biologica moderna.
Gli Anni ’80 segnarono una tappa importante nello sviluppo del biologico: si svilupparono i primi standard di produzione e di trasformazione e nacquero le prime certificazioni. Fu proprio in quegli anni che, in Europa e negli USA, venne introdotta la normativa ufficiale.
I dati parlano di una crescita esponenziale del bio: nel 2013, nel mondo c’erano 78 milioni di ettari di terreni coltivati a biologico certificato e un giro d’affari di prodotti alimentari bio di 72 miliardi di dollari.
IL COSMETICO BIO
Un discorso a parte, seppure breve, merita il cosmetico biologico. Deve avere almeno il 95% di ingredienti naturali e/o di origine naturale, il 5% restante può essere costituito da additivi ottenuti per sintesi (da sostanze ammesse presenti in una lista positiva).
Sul peso totale del cosmetico la percentuale di ingredienti certificati BIO non dev’essere inferiore al 10%, mentre la quota di ingredienti certificati BIO sul totale degli ingredienti naturali certificabili non dev’essere inferiore al 95%. Per certificati BIO si intende l’ottemperanza al Reg CE 834/2007.
I cosmetici biologici non contengono OGM né profumi sintetici. Petrolati, paraffine, formaldeide, coloranti di origine sintetica sono sostituiti da derivati vegetali, più sicuri per la salute del consumatore e l’ambiente.
I cosmetici bio hanno più affinità con la pelle, grazie alla limitata presenza di sostanze di sintesi e al largo uso di materie prime biologiche. Infatti, vengono privilegiati acque floreali, oli vegetali, oli essenziali e fitoestratti.
Per approfondire: come si coltiva biologico