Design, Moda e Bellezza sono strettamente legati tra loro. Satelliti di uno stesso pianeta, universi paralleli che si influenzano reciprocamente.

Gli esempi sono tantissimi. Quando si parla di beauty non si può non parlare delle problematiche sociali e ambientali legate alla progettazione di un cosmetico o non chiamare in causa l’estetica del prodotto. Non si contano i designer che hanno realizzato packaging per cosmetici e fashion brand che hanno creato linee di bellezza. O ancora, come possiamo separare l’estetica dalla funzionalità in un accessorio o in un complemento d’arredo? Semplicemente, non si può. Lo stesso accade nel packaging cosmetico. La progettazione richiede sensibilità estetica, creatività, ma anche senso pratico perché, oltre alla bellezza, occorre prestare attenzione alla sua funzionalità, ergonomia, praticità, durata.

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Gisella Borioli, giornalista, art-director, fondatrice di Superstudio

Per parlare di tendenze e di nuovi imperativi nel design – ma, come vedremo, molte tematiche toccano anche la moda e la cosmetica – abbiamo deciso di rivolgere alcune domande ad una vera esperta del settore: Gisella Borioli, osservatrice attenta del mondo del design e direttrice creativa di Superdesign Show, punto di riferimento di artisti e designer affermati, incubatore di nuovi talenti. In oltre vent’anni, Superstudio Più ha ospitato mostre e allestimenti di personaggi del calibro di Ettore SottsassMarcel WandersPatricia Urquiola, Fabio Novembre

Dott.ssa Borioli cos’è cambiato nel mondo del design dagli Anni’70/80 ad oggi? Quali erano gli imperativi allora? 

Gli Anni ‘70 ci hanno portato nella modernità, nel design industriale in cui la ricerca di forma e funzione cominciava ad unirsi con la provocazione e la sperimentazione. L’evoluzione della società (contestazione, politicizzazione, velocizzazione, liberazione sessuale e divorzio) porta a un cambiamento che si riflette nelle scelte di vita e nel design. Si afferma il Made in Italy. Sono gli anni delle avanguardie, degli Archizoom, di Surperstudio, di Alchimia che sovvertono tutte le regole e preludono all’arrivo di Memphis e degli eccentrici, colorati, fantasiosi Anni ‘80 che influenzeranno arredi, case, moda.

Data la stura alla fantasia negli anni successivi i movimenti, le mode, gli stili si susseguono e si sovrappongono, mescolando minimalismo, decorativismo, industrialismo, individualismo, neoclassico e kitsch-chic, Ikea e art-design. Le case diventano sempre più individualiste, le scelte dell’architetto si contaminano con ricordi di viaggio, pezzi artigianali, pezzi etnici, vintage, collezionismo, oggetti che raccontano una storia.

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E oggi? 

Il design oggi è un fenomeno globale, con tutti i paesi del mondo a competere con la produzione italiana. L’offerta si è enormemente allargata, è accessibile su mille canali, shop monomarca, negozi sofisticati, concept-store, gallerie, outlet, shopping mail e magazzini low cost, internet. Il design è diventato di moda, democratico, totale e aperto a tutti. Oggi persino le pentole, lo spazzolino da denti o i sandali di plastica sono uno status-symbol, firmati da archistar.

Il legame tra moda e design è molto forte, come del resto quello tra design/moda/bellezza. In che modo l’uno influenza l’altro?

E’ come se l’industria della creatività fosse in flusso continuo tra le discipline e i mercati. Stilisti fanno anche arredamento e creano linee di bellezza, designer e architetti passano dagli edifici agli oggetti e agli accessori, direttori creativi indicano i trend e i colori che poi influenzeranno tutte le scelte estetiche di quel periodo. Tutti si nutrono degli stessi stimoli: fenomeni sociali e culturali, arte, cinema, musica, mode, social, ritorni e anticipazioni. Oggi è molto forte il pensiero della salvaguardia dell’ambiente e della sostenibilità, l’attenzione ai giovani e alle diversità. Molte scelte ne terranno conto si tratti di moda, design, beauty.

Parliamo di “nuovi” valori e trend nel mondo del design: quali sono e come influenzano lo sviluppo di nuovi prodotti?

Come dicevo i nuovi valori ruotano attorno all’individuo e alla sostenibilità. Il che vuol dire pensare alle esigenze e ai gusti di persone diverse che vivono in mondi e condizioni sociali diversi. Creare long-seller e meno gadget usa-e-getta, rigenerare cose e materiali, fare ricerca per inquinare meno. Cui aggiungerei la tecnologia che rende l’oggetto più “facile” e più performante. Lo sviluppo della stampa in 3D e della progettazione con l’aiuto dell’Intelligenza Artificiale ci darà altre sorprese.

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Estetica e funzionalità sono sempre più legati nel design di un packaging cosmetico. Vale lo stesso nel mondo del design in generale? 

La bellezza, l’estetica sono un fatto globale: dall’etichetta al packaging all’oggetto di consumo tutto deve parlare lo stesso linguaggio curato e non improvvisato. La qualità e la serietà di un prodotto si leggono anche dai dettagli. Penso che bisogna imparare a riconoscere la bellezza fin da piccoli e nelle piccole cose…

Come definirebbe il concetto di lusso applicato al mondo del design?

Qualcosa che ti fa stare bene, in un certo senso “su misura” per te, che soddisfa i tuoi desideri, in cui ti identifichi, di cui ti innamori. Lusso non è il costo, non è il materiale prezioso, non è l’esibizionismo di un pezzo esclusivo. Lusso è la qualità del pensiero, del progetto, la sua originalità. Lusso è piuttosto un arredo “culturale” che racconta una storia che ami, magari solo a te.

Quali sono le prossime sfide che attendono il mondo del design? 

Penso che il mondo del design, insieme a quello dell’architettura, della ricerca, della tecnologia, della sociologia, dell’agri-cultura, dell’ingegneria, della scienza debbano lavorare insieme per creare un sistema capace da difenderci dalle minacce che incombono, pandemie comprese.