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Tra i materiali “amici” dell’ambiente, la carta è senz’altro una delle soluzioni più gettonate nel mondo del packaging cosmetico. La carta non lascia tracce del suo passaggio nell’ambiente ed è un materiale di cui i consumatori si fidano. 

Con l’aiuto di WGSN, agenzia di trend internazionali, vi presentiamo alcune soluzioni in carta che possono essere d’ispirazione per nuovi packaging

UNO SGUARDO D’INSIEME

Con l’entrata in vigore della Plastic Tax e l’aumento dei costi del materiale, molti brand si stanno muovendo per  cercare un’alternativa alla plastica. Nel Regno Unito nell’aprile 2022 entrerà in vigore una nuova tassa che costringerà le aziende a pagare ₤200 per tonnellata per imballaggi in plastica realizzati con meno del 30% di plastica riciclata. Nel frattempo in Europa, l’UE ha bandito 10 articoli mono-uso che si trovano spesso abbandonati sulle spiagge e ha chiesto che il 90% delle bottiglie di plastica venga riciclato entro il 2025. L’India sta lavorando per eliminare tutta la plastica mono-uso entro il 2022.

Ma a guidare il cambiamento non sono solo le autorità, ma anche i consumatori. Secondo Two Sisters, il 63% delle persone considera carta e cartone le migliori soluzioni eco-friendly. Ma non è tutto. Altre cifre mostrano che i prodotti a base di carta hanno un tasso di riciclo più alto rispetto ad altri materiali. Nel suo One Green Step Report che ha coinvolto 18.000 intervistati in otto Paesi diversi, Garnier ha scoperto che il 60% di coloro che intendono attuare un cambiamento a beneficio dell’ambiente ha come priorità “green” la riduzione della plastica. E le cifre confermano questo trend: nel Regno Unito il 73% degli intervistati vuole essere più sostenibile; l’89% negli Emirati Arabi l’89% e in India e Brasile addirittura il 90%. Un vero plebiscito. 

carta lush

PLASTICA O CARTA?
Leggera, economico, a tenuta stagna, facile da lavorare – le ragioni dietro il successo della plastica sono innumerevoli. Tuttavia, con l’entrata in vigore di nuove leggi e con il mutare del sentiment dei consumatori, è tempo di guardare anche ad alternative al materiale più diffuso nel packaging. Una su tutte: la carta. 

Ogni anno l’industria cosmetica produce circa 120 miliardi di confezioni, la maggior parte delle quali non sono riciclabili: è venuto il tempo di cambiare le cose. Inizialmente, sembrava che la carta non fosse il materiale migliore per racchiudere prodotti di bellezza per via degli effetti collaterali legati alla conservazione delle formule all’interno, ma si è trattato di problemi legati per lo più ai primi prototipi. La situazione oggi è cambiata. La R&D ha fatto passi da gigante in questi anni e le ricerche portate avanti dalle aziende di packaging hanno portato a soluzioni innovative e performanti.

Qualche esempio? Nel 2020 L’Oréal ha collaborato con Albea per realizzare un tubo in cartone per Anthelios di La Roche-Posay, uno dei solari più venduti del brand, riducendo così l’uso della plastica del 45%. E che dire della start-up danese Paboco? L’obiettivo era lo sviluppo di una bottiglia di carta da fonti sostenibili. E i risultati sono un segnale che siamo sulla buona strada.

L’aumento delle formule solide sta eliminando anche la necessità della confezione in plastica. Tradizionalmente le formule cosmetiche contengono tra il 75-90% d’acqua, ma se si vuole ridurre l’impiego della plastica occorre ripensare non solo a cosa c’è fuori ma anche a cosa c’è dentro. I brand che vogliono ridurre il loro “plastic footprint” devono valutare anche di ricorrere a barrette e balsami (al posto delle forme liquide) che possono essere confezionati in carta o cartoncino riciclabile. Il tutto senza rinunciare alla qualità.

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Axiology Beauty è una brand plastic free
QUALCHE IDEA

Considerare il cartone resistente al grasso e la carta traslucida. E impiegare la biomimetica. Perché non ispirarsi alla natura per realizzare una carta che abbia delle barriere impenetrabili naturali?

CARTA POST-CONSUMO
La carta è considerata una risorsa rinnovabile. Viene dagli alberi (che possono essere piantati), è facile da riciclare e si decompone naturalmente. Come la plastica, la carta può essere divisa in “vergine”- prodotta direttamente da materie prime o PCR – riciclata post-consumo. Quale delle due è la soluzione migliore?

Parlando di plastica, il PCR è innegabilmente la versione più sostenibile ma con la carta ci sono altre valutazioni da fare. Se si rompe durante il riciclo perde parte delle caratteristiche che possiede la sua controparte vergine. Non solo. Ogni volta che viene riciclata le fibre si accorciano e la sua forza si riduce. Ciò significa che la carta ha una durata limitata e può essere riciclata per un massimo di 5-7 volte. Per questi motivi, la carta PCR è impiegata il più delle volte per packaging, scatole e borse dove l’estetica non è una priorità. C’è poi un altro aspetto da considerare nel caso della carta PCR: l’impatto energetico del riciclo. La carta PCR utilizza più energia fossile rispetto alla produzione di nuova carta che può essere realizzata con biocarburanti ottenuti da scarti del processo – come la segatura o la corteccia.

COSA FARE

L’ideale sarebbe riciclare utilizzando energie rinnovabili, ma la strada è ancora lunga. La soluzione può essere quella di offrire ai consumatori la possibilità di scegliere tra varie soluzioni, come ha fatto James Cropper con la nuova Ryndall Collection. Il brand propone packaging realizzati con il 100% di fibre fresche, 100% in carta riciclata e un mix dove il 40% è di origine post-consumo.

D’altronde, le fibre fresche e quelle riciclate sono interdipendenti: “Se non ci fosse qualcuno che produce fibre fresche a lungo andare non ci sarebbe più niente da riciclare e col tempo non avremmo più fibre riciclate. Inoltre, la produzione di fibre fresche non copre il fabbisogno attuale”, ha detto Johan Granas, direttore sostenibilità di Iggesund Paperboard.

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Paboco (Paper Bottle Company) si occupa dello sviluppo e della commercializzazione di ‘bottiglie di carta’. Tra i partner del progetto figurano brand come Carlsberg, L’Oréal, CocaCola e Absolut.
CARTA UPCYCLED
Usare prodotti di altre industrie, come gli scarti alimentari, sta diventando sempre più frequente quando si sviluppano nuovi cosmetici, ma l’industria sta lavorando affinché questa stessa pratica possa essere impiegata con successo anche nel mondo del packaging.

CupCycling è il primo sistema al mondo dedicato all’upcycling di tazze da caffè da asporto. Da prodotti destinati alla discarica si trasformano in un portfolio di packaging sostenibili come Colourform, una fibra termoformata e stampata adatta per il riciclo a casa. Tra i marchi che ne hanno fatto uso ci sono L’Oréal, Floral Street e Lush, che ha utilizzato questa fibra per le sue formule cosmetiche solide e per le bath bomb. Sebbene possa essere usato anche come packaging primario per prodotti per il trucco in polvere, inclusi fondotinta, fard e ombretti, Colourform non è in grado di trattenere l’acqua e per ora è usato per lo più per realizzare packaging secondari come scatole, cartoni e sacchetti.

Un altro marchio in prima linea nella sperimentazione di nuovi materiali e packaging è Haeckels. Usando scatole di micelio avvolte in carta riciclata e poi mescolata con semi di fiori di campo, il packaging può essere interrato bypassando del tutto la fase del riciclo. Il processo, che è stato soprannominato “biocontribution”, rappresenta un passo importante verso l’economia circolare.

SPUNTI UTILI

Un’idea vincente può essere quella di ricorrere all’upcycling, ma occorre affidarsi ad aziende consolidate nel settore. E perché non predisporre sui prodotti etichette di reso prepagate che spingano gli utenti a raccogliere ed inviare il packaging da riciclare?! Un’iniziativa interessante sempre che i promotori predispongano anche punti di raccolta del packaging usato.

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Rydal Packaging Collection-James Cropper PLC propone packaging realizzati con il 100% di fibre fresche, 100% carta riciclata e un mix dove il 40% è di origine post-consumo.
PRONTI PER RICICLARE
I brand dovrebbero valutare il materiale da impiegare per i loro prodotti considerando come avviene il riciclo. 

Come avviene il riciclo se il packaging è costituito da materiali misti? La questione è di grande attualità perché la maggior parte dei packaging cosmetici è costituita da  componenti realizzati in materiali diversi. 

Il marchio coreano Innisfree ha lanciato un Siero di semi di the verde, in edizione limitata, realizzato con quasi il 52% in meno di plastica rispetto alla sua versione originale. Mktg Industry ha un protocollo simile per il suo Lipstick GEA che riduce l’utilizzo di plastica fino al 75%. La plastica viene impiegata solo per il meccanismo interno per permettere il funzionamento di un tradizionale rossetto a carica, in modo che è possibile separare le due parti a fine vita e procedere con il riciclo.

QUALCHE CONSIDERAZIONE
E’ certamente più facile essere riciclabili utilizzando un solo materiale, soprattutto se si tratta di carta, ma quando questo non è possibile per il buon esito dello smaltimento a fine vita è importante considerare ogni aspetto del packaging. 

Ecco qualche idea interessante. Soué, un marchio di nicchia per la cura della pelle, ha trovato un’alternativa compostabile alle etichette e agli adesivi. Invece di usare un supporto in plastica che impedisce loro di essere riciclate, utilizza una colla a base di acqua e inchiostro vegetale che consente alle etichette di essere smaltite in un bidone del compost domestico e di essere riciclate. La riciclabilità dei tappi, dei meccanismi e delle etichette varia in funzione del Paese ed è fondamentale informarsi preventivamente delle leggi in uso nel Paese di destinazione del prodotto.

LE INIZIATIVE DEI BRAND 

L’anno scorso P&G ha lanciato un deodorante solido “push-up” senza plastica realizzato con un il 90% di carta riciclata FSC. Se il brand convertisse il 10% degli attuali imballaggi in carta riciclata, ciò consentirebbe di eliminare più di 500.000 tonnellate di rifiuti ogni anno. 

Su scala minore, ma ugualmente interessante, è il caso del brand di skincare naturali e vegani Meow Meow Tweet. “Abbiamo preso un tubo pre-esistente per lip-balm e l’abbiamo modificato in modo che potesse contenere una formula in polvere. Il rivestimento è biodegradabile anche se è leggermente rivestito all’interno e all’esterno per resistere al grasso. Il deodorante viene versato nei tubi ancora manualmente, ma il prossimo obiettivo sarà quello di meccanizzare completamente la produzione”, ha detto la fondatrice Tara Pellietier. 

C’è sacrifica una parte dei ricavi in nome della sostenibilità. E’ il caso dei Balm Crayola di Axiology che vengono avvolti manualmente in carta riciclata. “Nonostante avvolgerli a mano singolarmente costi di più, il prodotto finale ha un prezzo contenuto”. A tutto vantaggio del consumatore e dell’ambiente. 

L’articolo è stato realizzato con il supporto di WGSNsocietà che si occupa di previsioni di mercato e di tendenze a livello globale. Per maggiori informazioni, contattare riccardo.carducci@wgsn.com