Si rinnova la partnership tra il Polo della Cosmesi e 24 Ore Ricerche e Studi, la divisione del Gruppo che analizza vari settori e mercati dal punto di vista economico e finanziario, con un nuovo interessante webinar dal titolo “Il mercato farmaceutico e gli effetti del covid19”. Un’occasione unica per conoscere più da vicino un settore che riveste un ruolo cruciale nel nostro sistema economico e che, da solo, rappresenta il 6,2% del totale dell’export italiano.
Il webinar partirà da una breve presentazione del comparto, che solo in Italia conta 55.000 imprese e più di 280.000 addetti, per poi passare alle performance, agli indicatori di rischio e all’analisi del benchmarking di alcune delle più importanti aziende.
L’incontro si chiuderà con alcune considerazioni sul futuro del settore. Per il farmaceutico, che a differenza di molti altri non ha risentito degli effetti negativi della pandemia, il futuro si prospetta roseo. Secondo IQVIA, tra il 2020- 2024 il mercato del farmaco dovrebbe registrare un incremento del 5% raggiungendo un fatturato complessivo di 1.600 miliardi di dollari. Un business a molti zeri che vede tra i protagonisti USA, Cina e India.
IL SETTORE FARMACEUTICO
Il settore farmaceutico, che ricopre un ruolo centrale per il nostro Paese, è caratterizzato da una forte spinta all’innovazione, da un notevole dinamismo e da una propensione agli investimenti finalizzati soprattutto all’ammodernamento della produzione e ai progetti di R&D. I numeri sono impressionanti: più di 2 imprese su 3 hanno intrapreso progetti di sviluppo, contro il 42,9% delle imprese manifatturiere e il 34,6% del totale delle imprese italiane.
Un settore che eccelle in molti ambiti. Oltre all’innovazione, dove gli investimenti per addetto sono 3 volte la media dell’industria manifatturiera, e ad una cospicua presenza di “quote rosa”, la percentuale di donne impiegate nel settore farmaceutico è pari alla metà del totale degli addetti, spicca anche la percentuale di laureati (54%), ben al di sopra della media nazionale (fonte GSK).
Il farmaceutico è anche tra i settori più green – negli ultimi 10 anni sono diminuiti sensibilmente sia i consumi energetici (- 69% vs -18% delle media nazionale) che il carbon footprint (-66% vs -19% fonte Farmaindustria) – e uno dei comparti che sta adottando in maniera più spinta l’innovazione 4.0. Sul tema della digital transformation le aziende farmaceutiche si sono dimostrate molto reattive facendo importanti investimenti soprattutto nei software per la gestione aziendale, nella connettività in fibra ottica e nella sicurezza informatica.
INVESTIMENTI CRESCENTI E COSTANTI
La dimensione tecnologica dell’attività farmaceutica è rilevante per la salute delle persone e per la competitività del settore. Lo dimostrano gli investimenti fatti dalle imprese negli ultimi anni. Tra il 2016 e il 2018, il 94% delle imprese ha investito sul capitale umano e sulla formazione (90,3%), sulle tecnologie e digitalizzazione (81,7%) e sulla Ricerca & Sviluppo (79,7%).
In Italia nel 2019 le imprese del farmaco hanno investito in innovazione 3 miliardi, di cui più della metà in R&S (fonte GSK). Tra il 2001 e il 2019 le imprese che hanno una linea attiva di R&S sono più che triplicate, passando da 1.200 ad oltre 4.300. Di pari passo sono cresciute anche le spese, che si prevede toccheranno quota 188 miliardi nel 2024 (nel 2010 non arrivavano a 100 miliardi).
Gli elevati costi di R&D e i ritorni sull’investimento nel lungo periodo spiegano l’alta densità di capitale che caratterizza il farmaceutico. Dalla fase di pre-discovery di un nuovo farmaco alla messa in commercio possono passare dai 3 ai 6 anni nella fase di discovery, 6-7 anni di sperimentazione e 1-2 anni per l’approvazione dell’ente regolatorio. Il tutto accompagnato da costi elevatissimi: nel 2016, secondo il Journal of Health Economics, il costo dello sviluppo di un farmaco con un brevetto ventennale superava i 2,558 miliardi di dollari. Non solo. Gli elevati costi giustificano anche il ricorso all’outsourcing per alcune componenti della ricerca aprendo il mercato alle aziende CDMO e biotech.
EXPORT
L’export ricopre per il settore farmaceutico un ruolo cruciale, trattandosi di un settore altamente globalizzato, con richieste provenienti da tutto il mondo che non risentono di gusti o mode locali. Per l’Italia, l’export farmaceutico nel 2019 ha rappresentato il 6,2% del totale dell’export italiano (dati Istat), con un aumento del 20,9% rispetto al 2018. Il primo Paese di destinazione dei farmaci Made in Italy sono gli USA (pari al 18,6% del totale dell’export), seguiti dal Belgio (un importante centro logistico europeo per l’esportazione dei farmaci nel resto del mondo), Germania (10,4%) e Svizzera (un altro importante snodo logistico).
Con una crescita esponenziale di quasi il 60%, l’Italia è divenuta una dei principali player anche a livello mondiale, posizionandosi al 7° posto tra i principali esportatori con una quota del 5,4%. Nel 2019, il saldo fra esportazioni e importazioni per l’Italia è stato negativo solo in riferimento alla Germania, mentre si è confermato positivo sia verso il Belgio che verso gli USA.