Qual è il packaging dei sogni di un make-up artist?Domanda non banale, soprattutto se posta alla regina delle beauty influencer ClioMakeUp, perché nel lavoro degli artisti del trucco la forma è sostanza.
Il pack di un cosmetico non è un «contenitore» qualsiasi. Deve rispondere a canoni estetici per attirare l’attenzione dei customer e legarsi all’immagine del brand, ma deve anche rispondere a specifiche esigenze tecniche: preservare il prodotto prima di tutto, esser comodo, maneggevole e facile da utilizzare. Studiare un packaging vincente significa convincere anche i desideri di truccatori professionisti, veri opinion leader del settore.
Tra di loro ClioMakeUp, al secolo Clio Zammatteo, è forse la più nota con oltre 1 milione di iscritti sul proprio canale Youtube e più di 200 milioni di visualizzazioni totali. Conduttrice televisiva (su Real Time) e imprenditrice italiana ha vissuto più di dieci anni negli Stati Uniti dove si è diplomata alla scuola professionale per truccatori Make Up Designory. Clio, non tutti sanno, ha un diploma di Liceo Artistico e un passato all’Istituto Europeo di Design. Una formazione che le permette di analizzare con competenza ogni aspetto del «prodotto cosmetico», alla quale si aggiunge la sua esperienza sul campo, come ideatrice di una propria linea di prodotti.
Quanto conta il packaging per un prodotto cosmetico?
«Il packaging di un prodotto cosmetico è un elemento di fondamentale importanza, e da un punto di vista estetico e da un punto di vista tecnico. Il pack oltre a custodire il prodotto e renderlo accattivante, è una trasposizione tangibile dell’immaginario e dello stile del brand. Deve dunque rispettare alcuni standard di coerenza con il sistema valoriale della marca, ma, allo stesso tempo, è importante che sia pratico in termini di maneggevolezza e di protezione del contenuto. La grande sfida che i produttori di packaging stanno affrontando è quella di proporre materiali sostenibili che siano qualitativamente e strutturalmente paragonabili alla plastica, ma alternativi ad essa. Il packaging deve inoltre essere comodo, facile da utilizzare, adatto anche ad un consumatore meno esperto: superare l’annoso conflitto tra design e comfort”.
Come definirebbe il packaging dei prodotti ClioMakeup?
“La nostra ambizione è quella di proporre un prodotto fresco e smart senza rinunciare agli aspetti di estetica funzionale. Il nostro pack è facilmente riconoscibile attraverso pochi elementi, ma iconici, associabili al brand come loghi e colori custom rappresentativi dell’universo ClioMakeUp».
Per ciascun tipo di cosmetico quali sono le caratteristiche che ricercate nella sua “confezione” e che vi spinge a sceglierlo?
«Come anticipato scegliamo le caratteristiche della confezione del prodotto in maniera molto accurata tenendo conto, innanzitutto, della sua compatibilità con il contenuto e parallelamente delle esigenze del consumatore: comodità, immediata leggibilità e “freschezza” sono alcuni tra gli elementi per noi fondamentali. Anche il packaging secondario ha un potere comunicativo: la confezione esterna per noi deve essere parlante, raccontare il prodotto ed esprimere prossimità e affidabilità, valori molto importanti per me e per il brand».
Quali sono per ClioMakeup le tre caratteristiche irrinunciabili per un packaging cosmetico?
«Le tre caratteristiche principali per me sono: praticità, solidità e sostenibilità. Il consumatore deve essere in grado di utilizzare il prodotto con facilità e sicurezza, deve poterlo portare con sé in borsa o in viaggio e infine deve avere il minor impatto ambientale possibile».
“Zero waste” e “ecosostenibilità” sono aspetti sui quali le aziende di packaging stanno investendo molto: vede all’orizzonte altre novità?
«La grande sfida per le aziende digital native che vendono il prodotto cosmetico utilizzando come canale principale l’e-commerce è quella di puntare sulla scelta di materiali alternativi e allo stesso tempo solidi che siano in grado di proteggere la merce e garantire massima stabilità e, quindi, qualità del prodotto durante il viaggio verso casa del cliente finale. È sicuramente apprezzabile il tentativo delle aziende di settore di proporre materiali biodegradabili che, però, purtroppo sono attualmente ancora troppo delicati e poco adatti ad affrontare gli impatti legati ai trasporti.
Come azienda, le nostre scelte sono orientate all’ecosostenibilità. Tutti i nostri prodotti in carta sono certificati FSC, abbiamo sostituito il pluriball con imballaggi in carta riciclata e siamo alla ricerca costante di soluzioni e materiali a basso impatto ambientale».
Cosa ancora non è stato inventato e che vorreste che le aziende di packaging trovassero una soluzione?
«Una tematica che spesso rende complessa la scelta del packaging è quella relativa alla normativa. Per necessità legate ad essa il packaging deve rispettare diversi standard che permettano di comunicare informazioni di servizio fondamentali, legate per esempio alla lista degli ingredienti o, come stabilito dalle recenti normative, alle indicazioni utili allo smaltimento del prodotto una volta terminato. Il suggerimento che mi sento di dare per una scelta improntata alla forte digitalizzazione di questi ultimi tempi è quello di smaterializzare queste informazioni rendendole disponibili al consumatore attraverso, ad esempio, QR codes facilmente leggibili solo con l’utilizzo del proprio smartphone».