In questa intervista il General Manager di Sisley Italia, Riccardo Ferrari, ci parla della crescita della profumeria, degli ottimi risultati raggiunti dal brand NEUR|AÉ lanciato ad aprile, ma offre anche interessanti spunti di riflessione sui profondi cambiamenti in atto nel canale. Mentre emergono nuovi paradigmi di consumo e aumenta la domanda di prodotti di bellezza da parte di giovanissimi consumatori attratti dal fast beauty e social addicted, brand e retailer si interrogano sul futuro.
Non si tratta solo di capire come sarà la profumeria di domani, ma di interrogarsi sull’identità del canale e sulla strategia che si vuole adottare: puntare sul consiglio qualificato o sul libero servizio, sull’assortimento o su brand selezionati. In questa intervista, con il Manager affrontiamo alcuni temi ‘caldi’: dai ‘Sephora Kids’ all’ascesa degli indie brand, dal fast beauty al consiglio qualificato, passando per formazione ed efficacia, capisaldi della Maison Sisley. Un volo a planare sui fenomeni di oggi e su quello che il brand vuole per sé per il futuro.
Come sta andando il mercato della bellezza in profumeria?
Per il beauty in profumeria è un momento molto positivo: i dati di Circana indicano un primo semestre 2024 a +10% vs 2023. Skincare cresce dell’8% trainata da marche con un prezzo medio 19€. Il make-up cresce del 10% e più della metà del fatturato è fatto da brand con un prezzo medio di 20€: giusto per dare un’idea di quello di cui stiamo parlando, per una marca come la nostra il prezzo medio del make-up è di 60€. Bene anche l’haircare e la profumeria alcolica, che registrano rispettivamente un +30% e un +10%.
E’ vero che nell’offerta della profumeria è in atto un profondo cambiamento che potrebbe ridefinire le caratteristiche della profumeria stessa?
Sì è così. Questi numeri, molto positivi, ci rivelano infatti anche un’altra realtà: fatto 100 il valore delle vendite in profumeria, il 60% di tutto il business è sviluppato dalle marche che non sono nella top 10. Ciò significa che nel canale non solo si stanno facendo strada diversi nuovi brand, ma questi ultimi sono anche quelli che crescono di più. Un dato che è sicuramente positivo perché denota una certa vivacità del canale, ma che rivela anche un cambiamento nell’offerta che si riflette poi anche nel target di consumo del canale: molte delle marche emergenti provengono dal mondo dei social.
Parliamo di brand e prodotti destinati ad un pubblico molto giovane, che tendenzialmente non è quello della profumeria e che arriva non spinto da un’esigenza ma da un’idea ben chiara di cosa vuole: quel brand o quel prodotto! Un fenomeno che cambia radicalmente il valore della consulenza della beauty e la natura della profumeria come l’abbiamo intesa fino ad oggi.
Come vede il mondo della profumeria fra qualche anno?
E’ in corso un cambio di paradigma. L’età media del consumatore si sta abbassando drasticamente – parliamo di giovani e giovanissimi con un’età media tra i 10 e i 14 anni – e questo porta con sé una serie di questioni etiche e di scelte commerciali e strategiche molto complesse. Stiamo andando verso uno scenario di mercato diviso tra chi sceglie di diventare il punto di riferimento per questo nuovo target di giovanissimi consumatori, con un basso tasso di fidelizzazione e alla costante ricerca di novità e chi invece punta sul consiglio qualificato, sulla fedeltà alla marca e che punta su un’esperienza di consumo a tutto tondo; tra insegne che mirano ad essere esse stesse un brand e retailer che invece fanno della consulenza qualificata la leva per amplificare con i marchi il proprio sell-out e il servizio alle consumatrici. Due strade diametralmente opposte, due strategie completamente diverse. Il futuro della profumeria, o quantomeno di una parte di essa, è racchiuso in questa dicotomia.
Ci può ‘spiegare’ il concetto di fast beauty in profumeria?
Un po’ come è successo nella moda sta arrivando anche nel mondo della bellezza il ‘fast beauty’ e per alcune insegne si fa strada un nuovo paradigma: meno fragranze e più brand emergenti e ad alta rotazione, che danno una redditività immediata e che non necessitano di una consulenza qualificata. Di pari passo cresce la profumeria artistica, capace di soddisfare quei consumatori alla ricerca di esclusività e caratterizzata da creazioni olfattive libere dalle regole del marketing internazionale e accompagnate da uno storytelling importante. L’Accademia del Profumo li definisce “prodotti più sussurrati ma con un passato importante, oppure appena nati ma con un mix prodotto unico ed esclusivo”.
Parlando di consulenza, di ricerca, di storytelling non si può non pensare a NEUR|AÉ, il brand di neurocosmesi che avete lanciato qualche mese fa. Come sta andando?
Il brand è stato accolto con favore dai consumatori e negli 80 punti vendita dove è stato inserito è stato fatto un lavoro egregio. Chiaramente, come avevamo detto allora, stiamo facendo una costruzione di medio e lungo periodo. Anche se ci sono dei punti di contatto, dei capisaldi che il brand condivide con Sisley, come il servizio, la consulenza e i risultati, NEUR|AÉ è assolutamente unico ed esclusivo: il concetto di neuroscienze in profumeria l’abbiamo portato noi.