A pochi giorni dall’allentamento della stretta legata all’emergenza coronavirus, previsto per il 4 maggio, il Polo della Cosmetica ha raccolto il punto di vista di diverse aziende del comparto produttivo. In uno scenario che vede ancora negozi chiusi, voli cancellati, fiere annullate o rimandate, la grande incognita è l’impatto del coronavirus non solo nell’immediato, ma anche nel medio e lungo periodo, considerato che il cosmetico, uno dei settori trainante del Made in Italy, è composto per da molte eccellenze di medie e piccole dimensioni, è legato a filiere locali ed è fortemente votato all’export. Ecco il punto di vista di alcuni imprenditori.
OCCORRE RIPARTIRE IL PRIMA POSSIBILE
“La produzione è ferma in attesa che il Governo ci dia il via libera alla riapertura”, commenta Roberto Ardenghi, titolare della GPE Ardenghi, azienda che si occupa di macchinari per la stampa serigrafica.
“Fortunatamente, al momento del lockdown, il lavoro non mancava e alla riapertura potremo contare sul lavoro sospeso, ma la vera incognita restano i mesi a venire.
È necessario ripartire con l’operatività il prima possibile, indipendentemente dai codici ATECO, per rifornire i clienti di quanto ordinato mesi fa e preparare nuove strategie di vendita e di comunicazione. Riavviare la produzione è indispensabile anche per poter garantire ai dipendenti di usufruire di una cassa integrazione mista e, quindi, di stipendi più alti di quelli che avrebbero con la cassa integrazione ordinaria”.
GLI EFFETTI SI VEDRANNO PER DIVERSI MESI
Le nuove logiche di acquisto dei consumatori hanno portato ad una revisione delle strategie in Gatto Group, focalizzato nella realizzazione di packaging primario, secondario e soluzioni di visual display per i settori dell’occhialeria, cosmesi e gioielleria.
“Gli effetti negativi dell’emergenza sul settore moda e beauty li avvertiamo già oggi e li avvertiremo anche dopo la fase 2, soprattutto legati ad una mutata esperienza d’acquisto”, spiega Cristian Paravano, General Manager di Gatto Group.
“Alla luce della situazione attuale e dell’incertezza dei mesi a venire, stiamo rivedendo sia le previsioni aziendali per gestire al meglio la riduzione dei ricavi, sia le necessità economico-finanziarie. Massima attenzione ai costi, alla tesoreria e alla gestione efficiente del personale. Non solo. Stiamo avviando anche la produzione di soluzioni di protezione individuale e collettiva tramite i nostri stabilimenti europei, asiatici e i nostri partner. Un modo per sostenere la produzione e per essere di aiuto alla comunità”.
L’OPERATIVITA’ NON SI E’ MAI FERMATA
Da Capardoni, l’azienda lombarda che si occupa di packaging primario, l’attenzione resta alta ma il clima è sereno.
“Abbiamo affrontato queste difficili settimane di lockdown con molta attenzione ma anche con serenità”, commenta Filippo Meazza, Export Manager di Capardoni.
“Non ci siamo mai fermati. Dove possibile, abbiamo avviato lo smart working (reparto amministrativo, commerciale, back office e di R&D) e la rotazione del personale negli uffici, mentre il personale di produzione ha lavorato rispettando le distanze, con tutti gli strumenti di controllo (termometri e termo-scanner) e i presidi sanitari (mascherine e guanti).
L’Italia è stata duramente colpita da questa emergenza e ne stanno risentendo sia i clienti italiani, sia quelli esteri, disorientati sulla riapertura delle attività. Vogliamo essere ottimisti e confidare nella capacità di ripresa che le aziende italiane hanno già tante volte dimostrato”.
Se volete raccontarci la vostra testimonianza scrivete a lisa.dansi@cosmopolo.it
“la vera incognita restano i prossimi mesi”