
Che rapporto hanno gli italiani con la sostenibilità? La sostenibilità rappresenta davvero un criterio di valutazione per l’operato delle aziende e una discriminante nella scelta di un prodotto?

A rispondere a questi quesiti è Silvia Rocchi, Senior Researcher Ipsos, che durante il convegno organizzato da Altis e Federdistribuzione lo scorso novembre a Milano ha presentato un’interessante ricerca sul tema “Gli italiani e la sostenibilità”.
Dott.ssa Rocchi gli italiani che rapporto hanno con la sostenibilità: rappresenta un metro di giudizio di aziende e prodotti?
Assolutamente sì! Nel corso dell’ultimo anno il concetto di sostenibilità è entrato in maniera preponderante nella mente delle persone: infatti coloro che si dichiarano buoni conoscitori di questo concetto sono passati dal 12% al 20% tra il 2014 e il 2018, ma è nell’ultimo anno che c’è stato il vero salto, raggiungendo il 36%, a cui poi si aggiunge un 35% che ne ha una conoscenza superficiale.
I consumatori pongono inoltre sempre più attenzione al comportamento sostenibile delle aziende che producono beni di consumo, tanto che si è disposti anche a pagare di più per un prodotto sostenibile. Questo dato non è assolutamente scontato, in quanto trasponendo lo stesso nel settore bancario il risultato è diverso: non c’è nessuna disponibilità a concedere rendimenti minori/costi maggiori/tempi di realizzo più lunghi per un investimento socialmente responsabile.
Che cosa spinge un consumatore a preferire un prodotto o un’azienda sostenibile?
E’ possibile considerare l‘etica come uno dei più importanti driver verso la sostenibilità; tuttavia essa ha attualmente una effettiva rilevanza per un numero limitato di persone, quindi non è sufficiente a garantire un’adesione massiccia a comportamenti di consumo sostenibili.
Negli ultimi anni si è aggiunto, poi, un altro trigger. La paura verso il surriscaldamento globale, che però non può essere considerata una spinta razionale al consumo sostenibile e, pertanto, rischia di essere limitata nel tempo e poco efficace nel medio – lungo termine.
Il desiderio di consumare ‘bene’, cui si associa una crescente attenzione alla qualità, rappresenta il driver più pervasivo e duraturo. Oggi la sostenibilità di un prodotto è sempre più sinonimo di qualità.

Come si riconosce un’azienda sostenibile? È vero che lo smaltimento della confezione rappresenta una discriminante importante?
Sì, lo è. Nel settore alimentare, perché è qui che si concentra la nostra ricerca, tra gli aspetti fondamentali a cui porre attenzione, dopo la coltivazione delle piante e l’allevamento degli animali, troviamo il confezionamento del prodotto e lo smaltimento della confezione.
“il 36% degli italiani dichiara di conoscere bene il tema della sostenibilità “
Il packaging è quindi il biglietto da visita della sostenibilità delle aziende. Per ridurre la quantità di packaging è necessario uno sforzo congiunto dei diversi attori (consumatori, aziende e istituzioni), ma devono essere le aziende ad essere il capofila di questo processo e i consumatori sono pronti a “punire” le imprese che non si impegnano in questo senso.
La soluzione ideale sarebbe quella di ridurre la plastica, piuttosto che sostituirla integralmente con altri materiali; soluzione di per sé spesso impraticabile…
E’ corretto. Al momento la strada percorribile è quella della riduzione, piuttosto che la totale sostituzione: in molti casi, oggi, la plastica è una soluzione ancora irrinunciabile. Infatti, è un modo economico ed efficace per preservare la qualità dei prodotti e degli alimenti. Quindi non si chiede un’eliminazione totale di questo elemento, ma sarebbero più accettabili altre sue forme, come la bio-plastica o la plastica riciclabile.

È una visione condivisa solo dagli italiani o anche all’estero?
Sicuramente anche all’estero, anche se la sensibilità etica e ambientale non è uguale in tutti i Paesi.
Ecco alcuni dati:
- il 71% dei consumatori mondiali ritiene che i prodotti in plastica monouso dovrebbero essere vietati il più presto possibile;
- il 75% degli intervistati, afferma di voler acquistare prodotti con il minor imballaggio possibile
- a livello mondiale, il 64% dichiara di essere disposto a cambiare il luogo di acquisto, se ciò significa avere prodotti con una ridotta quantità di imballaggi.
Dando uno sguardo a questi numeri è chiaro che i consumatori sono pronti per il cambiamento; cambiamento che passa attraverso la riduzione della plastica piuttosto che attraverso la sua eliminazione.