Il packaging sostenibile esiste davvero? In che modo il packaging cosmetico può diventare eco-friendly?
Mentre Greenpeace lancia l’allarme sostenendo che carta e le plastiche biodegradabili e compostabili proposte da diverse multinazionali dell’industria alimentare non risolverebbero l’emergenza plastica, per capire in quale direzione si sta muovendo la ricerca nel settore del packaging cosmetico, abbiamo rivolto alcune domande al Prof. Luigi De Nardo, Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta” del Politecnico di Milano. Uno degli attesissimi ospiti del Green Innovation Day del prossimo 29 ottobre.
Parlando di packaging quali sono le “sfide” a cui state lavorando in questo momento?
Le sfide principali riguardano la sostenibilità e l’obiettivo della ricerca è quello di mettere a disposizione degli attori della filiera spunti e indicazioni utili ad un’innovazione che sia attenta agli aspetti economici, ambientali e sociali. Il principio delle 3R (Riduzione, Riuso, Riciclo) è solo un prerequisito: occorre un approccio organico alla sostenibilità che punti ai processi e che interessi l’intero ciclo di vita del packaging, dalla realizzazione fino allo smaltimento.
Quali sono i maggiori problemi da affrontare nel settore cosmetico?
I grossi limiti alla sostenibilità sono rappresentati dalle caratteristiche stesse del packaging cosmetico. In primis, occorre tener presente che il packaging cosmetico assolve a due funzioni fondamentali: contenere il prodotto e preservarlo da rischio di contaminazione e da qualsiasi alterazione dovuta al contatto con aria o luce, quali meccanismi di ossidazione. I materiali impiegati per realizzare i packaging devono, perciò, rispondere a caratteristiche tecniche, normative ed estetiche specifiche.
Secondo, il packaging cosmetico è realizzato per lo più da diversi componenti spesso realizzati con materiali differenti, perché ciascuno assolve ad una specifica funzione (pensiamo, ad esempio, ad un flacone per il fondotinta e da quante parti è composto). Tutto questo pone dei limiti al riciclo e all’utilizzo di materiali “alternativi”.
“il packaging deve rispettare caratteristiche tecniche, funzionali ed estetiche specifiche “
Come si sta muovendo la ricerca per superare questi problemi?
In varie direzioni. Puntando su packaging mono materiali e agendo sui vari strati di protezione che costituiscono la superficie del packaging e che fungono da barriera agli agenti esterni. A questo punto, però, il problema si sposta sui materiali: sono sostenibili?
Per rispondere positivamente a questa domanda, dal punto di vista del fine di vita, le strade percorribili dalla ricerca sono due: sviluppare materiali riciclabili o sistemi compostabili. Attualmente la nostra ricerca si sta orientando verso lo sviluppo di materiali riciclabili.
Ci sono progetti a cui state lavorando in altri settori industriali che potrebbero essere impiegati anche nel settore cosmetico?
Realizzare un packaging compostabile ad alta barriera perché, nell’alimentare come nel cosmetico, occorre preservare il prodotto dalla contaminazione e da shock termici. Stiamo lavorando anche allo sviluppo di materie plastiche da fonti rinnovabili, a base di polisaccaridi o di proteine, e materiali ottenuti da scarti alimentari.
Ci può dire qualcosa sulle soluzioni più innovative che sono stati sviluppate negli ultimi anni?
Tra le soluzioni più innovative ci sono gli smart packaging e gli active packaging capaci di migliorare la shelf-life dei prodotti grazie al rilascio controllato di antiossidanti naturali, come la Vitamina E, o al controllo microbiologico e termico. È una tecnologia che abbiamo sviluppato per altri settori industriali, ma che può essere molto interessante anche per il settore cosmetico. Prolungare la vita del prodotto significa ridurre gli sprechi e gli imballi da smaltire.
“IL FUTURO?monomateriali, active e smart packaging…”