Strizza l’occhio ai cosiddetti “mercati emergenti” il mondo della cosmesi, con un export verso Paesi che vantano diversi segni positivi. Uno su tutti, l’Africa: più 17%. Le esportazioni verso quelle nazioni vanno di pari passo con il loro aumento demografico: la media è del 2,5% annuo. Significa che, almeno potenzialmente, ci sono margini di incremento costanti nel tempo. Un’espansione che sta giocando un ruolo determinante: l’export copre oggi il 43,4% della produzione, con un valore di 5 miliardi di euro.
IL VOLANO DELLA COSMESI PER UOMO
Di qui l’attenzione da parte dell’industria cosmetica a ogni nuovo possibile sbocco, tenendo conto pure degli aspetti sociali. Perché in alcuni Paesi, se le donne non godono della totale libertà individuale nella scelta di come apparire in pubblico, l’attenzione viene spostata sull’uomo. Secondo i dati del gruppo NPD, che analizza le tendenze di mercato, gli uomini l’anno scorso hanno rappresentato una piccola parte dei 7,6 miliardi di dollari americani spesi in cosmetici, ma entro il 2022, la percentuale cambierà e sempre più, anche i meno giovani, saranno propensi a compare prodotti per il make up.
MAKE UP, UN FATTORE DI AUTOSTIMA
L’altro fattore di traino è che la cosmesi gode di un forte consenso da parte di una larghissima parte dei consumatori, così come testimoniato dai dati recenti pubblicati dall’associazione europea delle aziende cosmetiche (Cosmetics Europe): il 72% dei consumatori sente che i prodotti cosmetici migliorano la loro qualità della vita e l’80% li identifica come fattori molto importanti per la propria autostima. In tempi recentissimi, il favore concesso all’industria cosmetica investe anche aspetti di carattere sanitario: lo stesso studio rivela che l’uso di prodotti per l’igiene delle mani riduce del 44-47% il rischio di disturbi intestinali e del 23% le patologie respiratorie acute. E ciò vale in ogni angolo del pianeta.
LE NUOVE FRONTIERE DELLA COSMESI
Quindi ai consumi consolidati dei mercati tradizionali si stanno aggiungendo quelli dei cosiddetti paesi emergenti che rappresentano certamente nuove sfide ed opportunità. Nel dettagliato rapporto elaborato dal centro studi di Confindustria dal titolo ‘Esportare la dolce vita’ e che riguarda il BBF (prodotto Bello e Ben Fatto in cui rientrano a pieno titolo anche quelli della cosmesi) si legge che i “paesi avanzati rappresentano mercati più grandi e domandano con maggiore intensità i beni del BBF (il loro reddito pro-capite è più alto). Le economie mature di tali paesi hanno, però, trend demografici ed economici relativamente lenti e la crescita si ottiene cercando di erodere quote ai concorrenti o, alternativamente, non perdendone: in contesti di ampi volumi, anche tassi di crescita poco elevati possono rappresentare un grande guadagno e una forte espansione per le imprese, soprattutto se di dimensioni piccole o medie”.
OCCHI PUNTATI VERSO ORIENTE
Da tempo si assiste a un’espansione omogenea dei valori di export di cosmetici dall’Italia: l’Asia, con un valore di 907 milioni di euro, registra un incremento del 4,1%; l’America con un valore superiore ai 682 milioni di euro, aumenta del 3,0%, mentre l’Africa, con valori ancora marginali, registra un aumento nelle preferenze dell’export italiano, con un +13,8% per poco più di 86 milioni. In forte calo a livello intercontinentale l’Oceania, -14,2%, per un valore complessivo di 67 milioni di euro.
Sempre Confindustria – nel citato studio – sottolinea come sia “continuo l’allargamento delle classi benestanti e del peso dei nuovi ricchi nei mercati asiatici emergenti. Le nostre stime sullo stock attuale della classe media benestante, ossia della clientela di riferimento del BBF, e sull’aumento dei nuovi ricchi al 2025 e 2030, mostrano che i mercati asiatici sono gli assoluti protagonisti tra i mercati emergenti. La Cina si colloca al primo posto sia per dimensione attuale della classe benestante (265,6 milioni) che per la crescita nel prossimo quinquennio (70,2 milioni). Questi risultati possono essere calibrati facendo riferimento a un lavoro del 2015 condotto da Credit Suisse specificamente dedicato a tracciare un perimetro della classe media cinese”. Secondo lo studio, che ha scelto come criterio la fascia di reddito tra i 50mila e i 500mila dollari, gli appartenenti a questa fascia nel 2015 erano ben 109 milioni di abitanti, mentre in USA erano 92. Il dato, seppur più contenuto rispetto a quello ottenuto secondo i calcoli per la presente analisi, è in linea con le stime per il 2020 se si considera l’andamento demografico, la crescita del PIL e soprattutto il target di popolazione più ampio considerato in questo rapporto. Inoltre, la classe media cinese è concentrata prevalentemente lungo le zone costiere dell’est, ma nei prossimi anni si prevede uno spostamento del baricentro geografico verso il centro, in virtù dell’ampliamento delle zone industriali che il governo sta portando avanti. Ad ogni modo, la ripresa cinese sarà contraddistinta da un consistente e progressivo allargamento della sua classe media.
INDIA E RUSSIA
Un forte aumento dello stock di ricchi è atteso anche in India (29,4 milioni di individui in più nel prossimo quinquennio che vanno a sommarsi ai 63,6 milioni del 2020). Tuttavia, l’elevata concentrazione del reddito per area geografica e fasce di popolazione potrebbe far sì che a un aumento della ricchezza non corrisponda un aumento altrettanto marcato nella crescita della popolazione di nuovi ricchi. Da un recente studio condotto dalla Fondazione Manlio Masi e da Confindustria sul potenziale del made in Italy in India, si evince che nel 2018 l’1% più ricco dell’intera popolazione (13 milioni di persone) deteneva da solo il 21,3% della ricchezza nazionale, con un reddito pro-capite corrispondente a 44.200 dollari correnti. Dall’analisi di questi dati è evidente una netta disparità nella distribuzione del reddito e, quindi, l’India non può essere rapportata agli standard di ricchezza internazionali16. La Russia è stabilmente al terzo posto in termini di consistenza attuale della classe benestante (49,8 milioni di individui) ma, date le attuali traiettorie demografiche, nei prossimi anni vedrà aumentare il suo divario dalle due economie asiatiche. Inoltre, un importante allargamento della classe media nei prossimi cinque anni è atteso in Vietnam (6,3 milioni) e Turchia (4,5 milioni).