Panetti, polveri, emulsioni, saponi. La cosmesi si fa anidra: più solida e senz’acqua. Un ritorno al passato – fin dall’antichità si faceva uso di prodotti anidri, in Egitto ad esempio utilizzavano cera d’api, olio e polveri di galena, malachite e antimonio per ottenere unguenti, ombretti e kajal nero – ma anche un salto verso l’innovazione che spinge le aziende e i brand ad inventare e proporre sempre qualcosa di nuovo e al passo con i tempi.
E in un mondo in cui la sostenibilità è diventato un claim di grande impatto, la cosmesi anidra sembra proprio essere adatta ad offrire una risposta completa ai bisogni di nuove generazioni di consumatori, sempre più attenti e consapevoli all’ambiente.
TRA PROVOCAZIONE E NECESSITA’
Ma quando e come è iniziata questa riscoperta?: “In realtà abitualmente utilizziamo prodotti anidri, quali saponette, stick deodoranti, polveri aspersorie, make up, unguenti, ma di recente, per ragioni legate alla sostenibilità o comunque per un marketing che ammicca alla sostenibilità, tali prodotti stanno tornando in auge, soprattutto reinventando prodotti che classicamente sono a base di acqua in forma di prodotti anidri – spiega la cosmetologa Piera di Martino, professore associato all’Università di Camerino Facoltà di Farmacia -. L’esempio che forse più di ogni altro ci aiuta a comprendere è lo shampoo, che conosciamo classicamente in forma liquida. Invece, avreste mai pensato che oggi esistono in commercio molte saponette per lavare i capelli? Credo che fino a qualche tempo fa questa idea non ci sarebbe piaciuta, perché siamo stati abituati a collegare la saponetta a qualcosa di “piuttosto aggressivo” e assolutamente non idoneo. In realtà, i risultati ottenuti sono notevoli sul benessere dei capelli e dei cuoi capelluto”.
Forse tutto è nato da una provocazione, quello di andare oltre e trovare sempre nuove proposte da lanciare sul mercato, ma è anche vero che il tempismo fa la differenza: “Il marketing ha bisogno sempre di scoprire o riscoprire qualcosa di nuovo da proporre ma deve sempre tener conto del momento in cui può avanzare quella proposta – conferma Di Martino -. Direi che i tempi sono maturi per lanciare i cosmetici anidri, soprattutto tra le giovani e giovanissime generazioni. Ho difficoltà ad immaginare una signora di 50 anni usare uno shampoo solido, mentre sono certa che in ragazze e ragazzi ventenni-trentenni questo tipo di prodotto può suscitare grande curiosità ed interesse. Questo perché il fondamento di questo tipo di cosmetico è la sostenibilità e le nuove generazioni sono molto più sensibili a questo tema rispetto ai loro genitori o nonni”.
ALLA RICERCA DI NUOVE MATERIE PRIME
Tra vantaggi e svantaggi, la cosmesi anidra senz’altro ha il pregio di spingere l’innovazione nella ricerca di nuove materie e nuove packaging. “Per formulatori e per fornitori non è una passeggiata trovare nuovi ingredienti – sottolinea la cosmetologa – In ogni caso si può iniziare a partire da tutti quelli che hanno una forma “fisica” compatibile con la forma solida. Mi spiego meglio, possiamo inserire nelle formulazioni anidre solide tutto ciò che a temperatura ambiente si presenta in forma solida. Facciamo un esempio, il classico sodium laureth sulfate, il principale ingrediente dei detergenti (shampoo, doccia schiuma, lava mani) lo associamo ad una forma liquida. E molto spesso per praticità di fabbricazione viene acquistato dalle aziende già in soluzione. Ma come puro esiste in forma di polvere, quindi potrebbe essere tranquillamente utilizzato per formulare una polvere lavante oppure inserito in un panetto, come ad esempio il sodium cocosulfate”.
“In scaglie troviamo invece soprattutto le componenti lipofile, burri solidi, cere, queste tra l’altro servono per aumentare la consistenza dei prodotti solidi – continua l’esperta -. Ovviamente c’è un fattore da considerare, e cioè il fatto che la produzione di panetti presuppone a monte una fase di fusione, e quindi di uso di energia per il riscaldamento, che ha come svantaggio quello di costare, di richiedere lavorazioni spesso lunghe (si veda soprattutto la fase del raffreddamento), con anche il rischio di degradazione di sostanze termolabili e perdita delle proprietà organolettiche qualora andassimo ad aggiungere sostanze profumate (che vanno aggiunte quando la miscela non ha ancora solidificato, ma non è più calda).
VANTAGGI E SVANTAGGI
Molto lungo l’elenco degli aspetti vantaggiosi che la cosmesi anidra può assicurare. “Prima di tutto il fatto stesso dell’assenza di acqua o la presenza di solo una piccola quantità rappresenta un vantaggio nella misura in cui si possono ridurre i conservanti (antimicrobici) all’interno della formulazione – elenca Di Martino -. L’eliminazione e la riduzione dei conservanti è vista di buon occhio soprattutto dal consumatore che per troppo tempo ha avuto una percezione negativa del termine conservante, tanto da costringere molte aziende ad eliminare dalle proprie formulazioni conservanti sicuri o addirittura aggirare con terminologie oramai non più appropriate la presenza di conservanti stessi nel prodotto. Ma il vantaggio dell’assenza di acqua si ripercuote anche in una maggiore stabilità chimico-fisica del prodotto, che quindi può vantare anche una vita più lunga sullo scaffale. Non dimentichiamo del resto anche che l’acqua è una materia prima apparentemente poco costosa, ma che invece richiede grande attenzione da parte dell’azienda, perché è la principale fonte di contaminazione microbica (batteri, muffe, lieviti proliferano nell’acqua). Eliminare l’acqua significa semplificare i processi dal punto di vista delle problematiche microbiologiche e molto spesso anche del controllo microbiologico”.
PROMESSE DI SOSTENIBILITA’
Ad amare la cosmesi anidra e in particolare la cosmesi solida sono le nuove generazioni attirate dall’aspetto della sostenibilità: quotidianamente percepiamo le preoccupazioni per la scarsità di acqua e la progressiva desertificazione, quindi eliminare l’acqua come ingrediente significa salvaguardare il pianeta e le sue risorse. A questo si aggiunge anche la possibilità di intervenire sul packaging, altro asset sul quale le aziende devono puntare per soddisfare le richieste dei Millennials e della Gen Z: “E’ forse l’elemento più importante in termini di impatto ambientale – conclude Di Martino -. Per contenere un liquido dobbiamo assicurarci un’ottima ed è per queste ragioni legate alla praticità che la cosmetica necessità della plastica, soprattutto quando il vetro non è ammissibile. Ma sappiamo quanto i contenitori di plastica danneggino il nostro ambiente ed allora sono già stati fatti diversi tentativi, quali per esempio il “refill”, l’uso di vetro, HDPE vergine e riciclato, PET vergine e riciclato, o il tentativo di produrre materiali nuovi biodegradabili. La cosmetica anidra offre una soluzione più immediata e di più facile attuazione: ritornare alla carta. La carta, soprattutto quella certificata FSC, consente di contenere e confezionare i prodotti anidri. In aggiunta consente l’uso di inchiostri biodegradabili o per esempio alimentari, con ulteriore vantaggio per la sostenibilità”.