LCA

Come e dove nasce un prodotto? Come si comporta durante la sua “vita”? Che accade quando “muore”? E infine, che impatto hanno avuto sul mondo e sull’ambiente tutte le sue fasi di esistenza?

Domande alle quali può rispondere il Life Circle Assestment (LCA), metodologia analitica e sistematica che valuta l’impronta ambientale di un prodotto o di un servizio, lungo il suo intero ciclo di vita. Nato sul finire degli anni ’70, ha acquisito solo negli ultimi tre un impulso decisivo che la pandemia ha ulteriormente accresciuto. Frutto del cambio di mentalità dei consumatori e del mercato sempre più sollecitato a rispondere alle esigenze di sostenibilità.

Se fino a qualche tempo fa erano poche aziende a richiedere questa valutazione e nella maggiore parte dei casi realtà grandi, ora i numeri sono decisamente cambianti – spiega Camilla Facheris, research fellow del Dipartimento Green dell’Università Bocconi e consulente di Ergo srl, società di consulenza per l’ambiente – Sono decine le imprese anche piccole che si rivolgono ad esperti per un’analisi accurata delle performance dei loro prodotti”. Un lavoro di raccolta dati, verifiche e calcoli che richiede un investimento economico medio, ma di tempo piuttosto cospicuo: si parla dai tre ai quattro mesi con un coinvolgimento attivo da parte dell’azienda committente nel raggruppare e fornire cifre su cui poi fare lavorare i consulenti.

IMPATTI E BENEFICI, COSA COMUNICARE

Perché le aziende richiedono così frequentemente l’analisi LCA? Fondamentalmente per due ottime ragioni – sottolinea Facheris – La prima è senz’altro la volontà di migliorare il processo produttivo da monte a valle. Il calcolo spazia dalle fasi di estrazione delle materie prime costituenti il prodotto, alla sua produzione, sua distribuzione, uso e sua dismissione finale, restituendo i valori di impatto ambientali associati al suo ciclo di vita”.

Una delle categorie di impatto considerate è l’aumento dell’effetto serra antropogenico (Global Warming Potential – 100 years), misurato sulla base della quantità di Co2 in atmosfera generate dai consumi di energia e materia dentro il ciclo vitale di un prodotto o di un servizio. Si valuta che tipo di materiali vengono utilizzati e quanti e quali rifiuti prodotti a fine vita. “Altro aspetto importante è che i risultati servono per comunicare, di converso, non solo gli impatti, ma anche i benefici delle azioni intraprese – afferma l’esperta della Bocconi -. E questo serve alle aziende anche per fare marketing”.

LCA

GREEN WASHING NON TI TEMO

Ecco spiegato anche perché negli ultimi ani si è conosciuto il boom di LCA. “Sicuramente hanno giocato un ruolo fondamentale le richieste dei consumatori, diventati più consapevoli e esigenti sul fronte della sostenibilità – continua Facheris – Inoltre, non va dimenticato un aspetto regolatorio sempre più stringente generato a livello di direttive europee che impongono una maggiore trasparenza e il raggiungimento di precisi obiettivi green. Ma c’è anche di più: le aziende hanno bisogno di dati reali e scientificamente accertati per sostenere i propri claim ed evitare così di incorrere nel famigerato green washing. Solo così possono dirsi al riparo da brutte figure e, al contempo, possono sfruttare una comunicazione vera e reale che farà loro acquisire autorevolezza sul fronte della sostenibilità”.

LA COSMESI IN PRIMA LINEA

Tra i settori che più di altri stanno facendo largo uso dell’analisi LCA c’è la cosmesi. “Soprattutto aziende che si occupano di packaging – conclude Facheris – Confezionamento e imballaggio rappresentano senz’altro punti critici e fonte di impatti significativi. Le imprese chiedono un’analisi sulla base della quale poi decidere azioni di miglioramento per diminuire il loro impatto ambientale”.