Upcycled, l’industria degli ingredienti riscopre gli ‘scarti’

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Covalo, piattaforma dati per l’industria dei beni di consumo, riferisce che il termine “upcycled” è tra le 20 parole chiave più ricercate dai formulatori.

Perché scegliere ingredienti derivati da un processo di ‘recupero virtuoso’? In un mondo dove i rifiuti sono sempre più numerosi e le risorse continuano a diminuire, immaginare un sistema dove i rifiuti rappresentano una risorsa è un passo importante verso la circolarità. E il mercato sembra essere pronto per questa rivoluzione in chiave di riuso & recupero. Secondo alliedmarketresearch, il mercato degli ingredienti cosmetici upcycled che nel 2021 valeva $231,5 milioni, raggiungerà i 433,5 milioni di dollari entro il 2031. Se la circular beauty sarà il mainstream dei prossimi anni, significa che dovrà cambiare il punto di vista con cui si sviluppano i prodotti, partendo proprio dagli ingredienti: “puntare ad uno step ulteriore, cioè alla tracciabilità dell’intero processo produttivo”. Perché anche i consumatori sono cambiati e sono diventati più consapevoli di che cosa signfichi veramente ‘essere sostenibile”. Secondo Covalo, lato industria, se nel 2021 il termine “upclyced” era al 10° posto tra i claim di sostenibilità più utilizzati, nel 2022 era già passato al 3°, per arrivare nel 2023 ad essere al secondo posto subito dopo ‘naturale’.  

Un futuro dove le parole d’ordine sono: riprogettare, ridurre, riutilizzare, riparare, rinnovare, riciclare e recuperare. Il 2024 apre un nuovo capitolo per l’industria beauty & PC: quello modellato dal cambiamento climatico, dalla scarsità di risorse naturali, dallo sviluppo sostenibile come come dai desideri, dai bisogni e dai valori del consumatore di oggi. Adesso più che mai, i consumatori chiedono ai brand di essere trasparenti. Per responsabilizzare i consumatori verso la transizione green, il Consiglio Europeo e il Parlamento sono arrivati ad un accordo, la Direttiva sui Green Claims. La direttiva sulle dichiarazioni ecologiche (in inglese green claims) integra la norma europea, già adottata, che vieta il greenwashing (ambientalismo di facciata). Nel testo, si definiscono quali informazioni le aziende devono fornire per giustificare le proprie asserzioni di marketing a tema ambientale, come ad esempio come “rispettoso dell’ambiente”, “rispettoso degli animali”, “verde”, “naturale”, “biodegradabile” e “a impatto climatico zero”. 

The Upcycled Beauty Company, nel suo “Zero Waste Beauty Report 2024”, riferisce che i claim legati agli ingredienti upcycled hanno un’autorevolezza 2 volte maggiore rispetto alla media degli ingredienti (il dato si riferisce ad un panel di oltre 400 ingredienti), sono performanti (con comprovate azione antietà, idratante, antiossidanti e raggi UV) e risultano più competitivi anche dal punto di vista economico. Se 1 ingrediente upcycled su 10 può dirsi ‘economico’, solo l’ 0,01% di quelli ‘tradizionali’ può definirsi tale. Questo non significa necessariamente che l’ingrediente di riciclo abbia mediamente un prezzo basso, ma è una risposta a chi dice che gli ingredienti riciclati sono più costosi. E poi c’è la versatilità: si contano oltre 100 diverse applicazioni, tra cui spiccano sicuramente i prodotti skincare e bodycare. Super controllati – l’80% degli ingredienti di upcycling sono certificati ISO16128 e approvati/certificati Cosmos – rispondono ad un’ampia varietà di esigenze: se consideriamo 400 ingredienti upcycled, essi coprono il 70% delle funzioni, dagli emulsionanti agli antiossidanti. Il 15% di questi ingredienti è ‘indie brand friendly’ cioè possono venire incontro più facilmente alle esigenze (soprattutto in termini di prezzo e quantità minime) dei brand emergenti. 

PAROLA D’ORDINE: RIDURRE E RIUTILIZZARE

Dalle fibre della frutta e della verdura ai funghi, l’industria della bellezza conosce diverse modi per ridurre e riutilizzare i rifiuti. Sono infatti sempre di più i brand che puntano su fibre naturali per i loro prodotti ‘del futuro’. Pensiamo al micelio, l’apparato vegetativo dei funghi considerato una scelta sostenibile in quanto scarto naturale e bio o le fibre di limone ricavate dagli scarti dell’industria alimentare, che possono essere impiegate con successo nei prodotti skincare e nelle formulazioni haircare.

I rifiuti derivanti dalla lavorazione degli agrumi arrivano da una varietà di settori, come quello dei succhi. Gli scarti, siano essi agrumi, semi, buccia, polpa o sansa, rappresentano “praticamente la metà della massa di frutta fresca”, afferma Applied Food Research. E allora perché sprecarli? Rappresentano infatti una preziosa fonte di sostanze fitochimiche bioattive, antiossidanti, vitamine C e E, e polifenoli; sostanze che possono essere utilizzate in un gran numero di prodotti per la cura della pelle e dei capelli, nelle formulazioni di shampoo e conditioner, così come nelle creme per il viso, in sieri e lozioni. Inoltre, le fibre degli agrumi non solo lasciano un incredibile profumo, ma hanno un potenziale anticollagenasi e anti-elastasi.

ESEMPI VIRTUOSI

Dal 2021, Peel Pioneers ha trasformato 50.000 chili di bucce al giorno in oli essenziali e fibra di agrumi presso lo stabilimento di Den Bosch, nei Paesi Bassi. Il risultato? Finix®, una fibra di agrumi in forma di polvere che può essere impiegata come legante, addensante ed emulsionante. Neutra in odore e colore, può essere utilizzata nel campo alimentare in prodotti come salse e bevande o nel beauty per creare creme corpo o bath bomb che, a contatto con l’acqua, creano una piacevole schiuma.

Per non parlare del micelio. Questo fungo, di cui tutti parlano e che spopola nel mondo del packaging, si sta rivelando una manna anche per il mondo delle formulazioni. Mentre l’industria beauty già utilizza i funghi come ingredienti nelle formulazioni cosmetiche (ved. hello reishi, tremella e shitake), il micelio ha iniziato ad essere impiegato solo di recente, facendosi apprezzare nel mondo skincare per le sue proprietà antinfiammatorie e la capacità di illuminare naturalmente la pelle. Il micelio è l’apparato vegetativo dei funghi ed è un materiale che cresce spontaneamente, biologico, a basso costo, sicuro per gli alimenti e completamente biodegradabile, perfettamente in linea con il movimento a ‘zer waste’ e che necessita di un’energia minima nel processo produttivo.

SHROOM SKINCARE, made in NY, è una nuova linea che sfrutta tutto il potere dei funghi. Il suo primo prodotto, Mycelium Glow Brightening Serum, combina il potere dei funghi e la Vitamina C per aumentare la luminosità della pelle, uniformare l’incarnato e donare un aspetto sano e luminoso. Un altro esempio eccellente di riciclo virtuoso è offerto da QMilk. Forse non tutti sanno che ogni anno in Germania vengono smaltiti 2mio di tonnellate di latte. Da vera pioniera della sostenibilità, QMILK trasforma il caglio in fibre setose che possono vantare di avere il footprint più basso di qualsiasi altra fibra al mondo. L’azienda trasforma le proteine del latte in materie prime rinnovabili tramite un processo brevettato che apre le porte a materiali dalle incredibili proprietà, come la morbidezza della seta, l’azione antibatterica, regolazione termica, protezione della pelle… Portando il loro impegno verso l’ambiente ad uno step superiore, l’azienda di recente ha lanciato una linea di cosmetici naturali che comprende intensive cream, intensive serum e skin oil.

L’ ACQUA, UN BENE PREZIOSO 

L’acqua dolce è un bene prezioso, una risorsa naturale che dobbiamo conservare. Infatti, l’ONU ha inserito la gestione sostenibile dell’acqua comunune come una delle principali priorità per l’agenda 2030. Ma è anche vero che l’acqua è sempre stato un ingrediente fondamentale per i beauty brand. In effetti, in media un prodotto per la cura della pelle contiene tra il 60% e85% di acqua. Visto che due terzi della popolazione mondiale dovrebbe affrontare la carenza l’acqua entro il 2025, va da sé che anche i prodotti per la cura della pelle devono cercare di ‘reinventarsi’ per preservare questo bene così prezioso. 

HOW TO SAY NO TO H2O

Alcuni brand hanno già sperimentato la via dei prodotti anidri. Guidati da una combinazione di preoccupazioni etiche e con l’ausilio di nuovi packaging, hanno iniziato a sperimentare polveri, barrette e balsami attivati dall’acqua. Questi prodotti anidri non solo riducono significativamente lo spreco d’acqua, ma riducono anche il peso complessivo del prodotto e migliorano quindi l’impronta ecologica del prodotto.

JEESPERSE®, ad esempio, è una linea di basi auto-emulsionanti per prodotti beauty & PC che reinventano il processo di emulsione. Sviluppate da Vantage, NoLo N1 e C2 richiedono una bassissima (o nulla) quantità di energia e aprono le porte ad una produzione sostenibile e a basso impatto energetico. “La nostra linea di emulsionanti rende più facile per i produttori sviluppare formulazioni water-free personalizzate” ha dichiarato Sebastien Massard, Global Director, Strategic Marketing. 

Un altro ottimo modo per affrontare la carenza d’acqua è cercare fonti alternative d’acqua dolce: l’uso di acqua di lavorazione o riutilizzare sottoprodotti dell’industria alimentare o delle bevande può rappresentare una possibile strada. Un esempio interessante è offerto da Gin TONIQ®, un attivo botanico derivato dal riciclo degli scarti delle distillerie di gin. Questo ingrediente post-biotico disseta la pelle offrendo idratazione a lunga durata ben tre volte superiore alla sola glicerina. Poiché i cereali sono ricchi di acido fenolico, minerali e carboidrati, Gin TONIQ® può dare una spinta antiossidante alla pelle e aiutare a mantenerla sana. Un altro esempio è quello offerto da Odycea, azienda situata nella Bretagna settentrionale, specializzata nella ricerca e nella produzione di sostanze bioattive di origine marina, vegetale e minerale. La sua Floralg Water, vincitrice del BSB Award, è un’acqua biologica che si ottiene dal processo di idro-diffusione che avviene durante la lenta essicazione dell’alga rossa Palmaria Palmata. Questo ingrediente all’avanguardia 100% upcycled può essere utilizzato per sostituire l’acqua purificata nelle formulazioni.