Dopo un calo fra il 2019 e il 2020, la cosmesi in Italia è tornata a livello pre-pandemia, chiudendo il 2022 con +11% rispetto al 2021 e un fatturato di 18mld€.
Ma non è tutto. Secondo l’analisi condotta da CRIBIS, società del Gruppo CRIF specializzata nelle informazioni commerciali, le aziende cosmetiche dimostrano affidabilità e puntualità anche nel pagamento dei fornitori. Un dato importante perché la solvibilità rappresenta un parametro chiave per valutare lo ‘stato di salute’ di un settore.
COSMESI, AZIENDE PIU’ PUNTUALI NEI PAGAMENTI (VS MEDIA NAZIONALE)
Lo studio rivela che nel 2022 non sono solo aumentati i pagatori regolari (1,1 punti percentuali) e diminuiti quelli nella classe di ritardo più grave (7,1% a dicembre 2022 vs. 7,8% del 2021) – a testimonianza del superamento della fase più critica del post-pandemia – ma una maggiore puntualità sia rispetto alla media nazionale che al rispetto al periodo pre-covid.
Se il 39,6% delle imprese rispetta i termini prestabiliti di pagamento alla scadenza (contro la media italiana del 40,4%), solo il 7,1% paga con oltre 30 giorni di ritardo (contro il 9,1% della media italiana).
A testimonianza della dinamismo del comparto, riconosciuto come uno dei settori-chiave del Made in Italy, si segnala anche numero di occupati cresciuto a 67.000 addetti nel 2022.
COSMESI: IL PRIMATO DEL NORD ITALIA
La cosmesi è un settore chiave per l’Italia. Non è composto da circa 3.000 aziende produttive, 4.700 che operano nel commercio all’ingrosso e 14.000 nel commercio al dettaglio. La regione che registra la più alta presenza di imprese operanti nel settore è la Lombardia (15,4%), seguita da Campania (13,8%) e Lazio (10,6%). Fanalino di coda sono Valle D’Aosta e Molise, che occupano le ultime posizione del ranking regionale con una quota pari al 0,2% per la prima e 0,4% per la seconda (fonte Margò). Le tipologia di imprese più diffuse sono quelle individuali (55,5%), seguite dalle Società di Capitali (31,1%)