energia
Caro energia ed effetti sull’industria cosmetica. Un tema che non poteva essere più attuale e sentito.
Ad agosto l’Istat fotografava una situazione che non si registrava dagli anni’80: inflazione a livelli record (mai così alta dal dicembre 1985 quando toccò +8,8%) e prezzi al consumo cresciuti dell’8,4% su base annua e del 7,9% rispetto al mese precedente. Oltre all’energia elettrica e al gas, in salita anche i prezzi del “carrello della spesa” con un aumento generale del 9,6% che non si osservata dal giugno dell’84. A farne le spese non sono solo le imprese, ma anche le famiglie.

E la cosmetica? Anche nel nostro settore i rincari delle materie prime, dell’energia e le incognite legate alla guerra Russia-Ucraina si sono fatti sentire prepotentemente: l’aumento dei costi per produrre cosmetici dovuto al solo shock energetico è cresciuto del +4,2% rispetto allo scorso anno, mentre i costi complessivi sono arrivati all’87,3% contro l’86% del periodo 2018-2021 (fonte:Cosmetica Italia). Nonostante i numeri registrino un fatturato in crescita rispetto al 2021 e anche al periodo pre-covid (13,1 miliardi con un +10,7% vs 2021 e un +8,3% rispetto al periodo pre-covid), merito anche delle eccellenti performance dell’export a +15,2%, a ridursi sensibilmente è la marginalità. Più fatturato, ma meno utili nelle casse delle imprese.

La strada per uscire dalla crisi è lunga e complessa e non abbiamo certo l’ambizione di esaurirla in questo articolo, tuttavia con l’aiuto di Andrea Passaquieti, Manager di Strategic Management Partners, primaria società di consulenza di management, offriamo alcuni spunti di riflessione sulle possibili “azioni di mitigazione”. Scelte che possano portare benefici nel breve e medio termine – perché ragionare nel lungo periodo sembra sempre più difficile- e che diano all’industria quella flessibilità indispensabile per “superare le crisi congiunturali e rispondere alle crescenti esigenze del mercato”. Come ha fatto sino ad oggi. Forse anche di più.

E’ vero che la crisi russo-ucraina ha messo in luce uno dei punti deboli della politica energetica europea, cioè la dipendenza dei paesi extra-EU?

Senz’altro. La guerra ha messo ancora più in luce il tema strategico delle risorse energetiche e il loro peso nell’economia europea evidenziando l’elevato livello di dipendenza dall’energia da paesi extra-UE. Infatti, la principale fonte di produzione dell’energia elettrica è rappresentata dal gas e la Russia è il principale fornitore dell’Europa. I governi europei hanno messo in atto e stanno vagliando diverse misure per proteggere consumatori ed imprese dall’impatto diretto dell’aumento dei prezzi.

Anche l’industria cosmetica, nonostante la sua proverbiale resilienza, sta accusando i pesanti rincari di questi ultimi anni…

Sì è così. Sebbene abbia dimostrato un forte capacità di resilienza durante la pandemia e nel 2022 si prevedono ricavi superiori al 2019, anche la cosmetica oggi deve fare i conti con i rincari delle materie prime, che rappresentano la base dell’industria cosmetica, e con l’aumento del prezzo dell’energia.

Quanto incideranno questi aumenti sull’industria cosmetica? 

Il settore della cosmesi è rappresentato da aziende diversificate all’interno della filiera, ognuna con le proprie peculiarità. In via generale non rientra nei settori industriali estremamente energivori, comunque il sovraccosto previsto per il comparto cosmetico è pari al 300%: un incremento chiaramente pesante che si aggiunge ai noti rincari dovuti alle materie prime e alla tensione sulla supply chain globale.

Quali soluzioni possono adottare le aziende per ovviare, almeno parzialmente, all’aggravio dei costi? 

Oggi diventa centrale per le imprese sviluppare ed implementare un piano di transizione energetica, dove l’energia non deve essere più vista come una commodity ma piuttosto un sistema complesso e sinergico da sfruttare al meglio. Automazione, digitalizzazione, smartworking e gestione ottimale della supply chain sono i punti di attenzione per una gestione ottimale del rischio energetico.

Considerando tutto questo, tra le principali azioni che possano mitigare i rincari energetici segnaliamo:

  • Investimento diretto in un impianto di produzione di energia da fonti rinnovabili
  • Contratti PPA (Power Purchase Agreement) per acquisto a lungo termine da impianti di produzione da fonti rinnovabili
  • Comunità energetiche rinnovabili
  • Consorzi di aziende per la “multipropietà” di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili
  • Coperture finanziarie dei prezzi indicizzati.
Ci può spiegare come funzionano i contratti PPA (Power Purchase Agreement)? 

Si tratta di contratti a lungo termine che regolano la somministrazione di energia elettrica tra un soggetto produttore e un soggetto acquirente (off-taker). Nel caso di un progetto merchant il produttore è interamente esposto al rischio di mercato, mentre tramite il PPA è in grado di assicurare il ritiro dell’energia prodotta dal suo impianto nel lungo periodo grazie all’impegno dell’off-taker. Il PPA risulta quindi interessante per le energie rinnovabili in quanto è possibile sapere da subito quali saranno i ricavi futuri e il tempo necessario per il rientro dell’investimento.

Che cosa sono le “comunità energetiche rinnovabili”?

Introdotte anche in Italia a seguito alla conversione in legge del Decreto Milleproroghe 162/2019, le c.d. “comunità energetiche rinnovabili” sono un insieme di utenti che producono, gestiscono e consumano energia tramite impianti energetici locali.

I caposaldi della comunità energetiche sono l’autoconsumo, il quale può essere generato a livello individuale, collettivo o di comunità e che ha l’obiettivo di produrre autonomamente energia elettrica. L’autoconsumo attraverso la costituzione di una comunità permette di razionalizzare i consumi, beneficiare di detrazioni fiscali e incentivi sull’energia immessa nella rete elettrica e ridurre le emissioni di CO2. Esempi di comunità energetiche più rilevanti in Italia sono la Cooperativa di Melpignano, Melpignano (LE), la GECO -Green Energy Community (BO) e CER Energy City Hall, Magliano Alpi (CN).

Quali sono le soluzioni messe in campo dalla politica per superare questa situazione? 

Relativamente al contesto italiano, a metà settembre 2022, il governo ha approvato il decreto legge Aiuti-ter, un nuovo pacchetto pari a 14 miliardi di euro. Per le imprese, il Governo ha deciso un potenziamento del credito d’imposta, rivolto anche alle PMI.