Ecco una breve sintesi dei principali highlights.
I PUNTI CRITICI
Il packaging di consegna è sicuramente il punto più critico della supply chain, in quanto determina il 75% delle emissioni di gas serra ed è l’area su cui porre maggiore attenzione in termini di azioni e investimenti. Altro nodo cruciale è rappresentato dalla spedizione e consegna: considerando una spedizione via strada entro un raggio medio di circa 480 km dal consumatore, la logistica ha un impatto del 15%.
In termini di carbon footprint anche la ricerca del prodotto su siti web e-commerce e il completamento dell’acquisto da parte del consumatore ha un peso importante, acuito dalle problematiche legate ai resi. Secondo lo studio, questa fase genera invece il 7% delle emissioni di gas serra. Assumendo un tasso di reso medio del 14%, la fase di reverse logistics contribuisce al 3% delle emissioni di gas serra. Nel caso di player e-commerce puri, per i quali il tasso di reso potrebbe arrivare al 50%, l’impatto di questa categoria sale a circa il 9% per ogni ordine di acquisto.
IL “DECALOGO” PER RIDURRE L’IMPATTO AMBIENTALE
Quantis ha poi stilato un “decalogo” suggerendo le aree di intervento e le azioni che potrebbero ridurre concretamente l’impatto ambientale. Secondo la società di consulenza, occorre:
- investire in sistemi di packaging riutilizzabili
- alleggerire il packaging
- investire in imballaggi con materiali 100% riciclati
- privilegiare veicoli elettrici per spedizione e consegna last mile
- alimentare i fulfillment center con energia rinnovabile
- consegnare last mile con cargo bike
- ottimizzare le dimensioni dei contenuti e degli elementi del sito web
- incentivare modalità di consegna alternative più efficienti
- ridurre il numero dei resi
- promuovere tempi di consegna più sostenibili
Vivamente sconsigliato dal punto di vista ambientale anche il ricorso a spedizioni e-commerce transfrontaliere per via aerea. L’ideale, secondo Quantis, sarebbe posizionare lo stock in modo da poter servire i principali mercati e-commerce e garantire tempi congrui di ricezione al cliente, senza dover ricorrere necessariamente alla spedizione aerea.
Simone Pedrazzini, Direttore di Quantis, ha commentato così i numeri e l’approccio della ricerca: “Quello dell’e-commerce è uno dei canali più̀ dinamici e in più̀ rapida crescita su scala mondiale, che ha visto un incremento legato anche all’effetto sulle abitudini di consumo, a seguito della pandemia COVID-19. Abbiamo voluto concentrare lo studio sul settore della moda perché ha un ruolo fondamentale da giocare nella transizione verso un sistema in linea con i limiti del pianeta. Il nostro lavoro vuole supportare, a partire da metriche science-based, l’impegno del settore per ridurre l’impatto ambientale dell’e-commerce, attraverso l’esame di azioni concrete sugli hotspot nella specifica catena del valore, laddove sforzi mirati potranno generare progressi tangibili e misurabili. Siamo convinti della funzione di accompagnamento e guida che i retailer del Fashion possono avere, dialogando in un costruttivo circolo virtuoso con Brand e consumatori, per favorire l’evoluzione del sistema nella direzione della sostenibilità̀”.
“I brand sono nella posizione giusta per influenzare il comportamento degli attori, sia dal lato upstream di fornitura e logistica, sia da quello downstream dei clienti finali” ha aggiunto Michela Gioacchini, Fashion & Sporting Goods Lead Quantis Italia.