Il mondo delle fragranze è un mondo magico, dove la sensorialità olfattiva apre a universi inesplorati o rimanda ad atmosfere famigliari spalancando finestre su ricordi e impronte di memoria. Ma come si arriva alla “miscela perfetta”? Come si selezionano le essenze? Quali sono i trend olfattivi che ci condurranno nel futuro?
TRA MITO E SOSTENIBILITA’
“Esistono attualmente due principali tipi di fonti per gli ingredienti della profumeria – spiega Luigi Rigano, noto cosmetologo a capo di Rigano Laboratories srl – le piante o le sintesi chimiche. Le antiche sostanze di derivazione animale, come lo zibetto, sono ormai state abbandonate mentre le colture in vitro di cellule vegetali (ad esempio di gelsomino) sono ancora in fase iniziale e sono destinate solo a ingredienti molto speciali. Anche se il loro uso futuro è in crescita. Il problema principale delle fonti vegetali è che queste sono disponibili solo in aree della terra temperate o tropicali, risentono delle fluttuazioni stagionali e richiedono molta mano d’opera per la raccolta di fiori, foglie, cortecce e radici. La qualità dei derivati vegetali è spesso variabile, a seconda del produttore. Inoltre, per molte sostanze esiste una disponibilità produttiva limitata. Per ottenere 1 kg di olio essenziale di rosa bulgara è necessaria una tonnellata di petali rose appena raccolti! La quotazione di mercato raggiunge allora molte migliaia di euro al kg. Naturalmente, esistono estrazioni e coltivazioni più semplici, come per gli oli essenziali di limone e arancio o di menta piperita. Infine, in alcuni casi l’essenza profumata non è estraibile, come nel caso del mughetto, perché instabile, a parte la resa irrisoria di olio essenziale per kg di fiori”.
NATURA E CHIMICA, LA SINTESI PERFETTA
Per superare questi limiti di sostenibilità, che porterebbero a prezzi proibitivi l’acquisto di un profumo esclusivamente basato su componenti vegetali, è arrivata in soccorso, dal secolo scorso, la sintesi chimica. “In laboratorio è possibile riprodurre esattamente le stesse molecole ottenute da vegetali – spiega Rigano -. Ma è ormai una realtà anche la sintesi di sostanze non presenti in natura, con note olfattive nuove e di grande impatto sensoriale. La riproduzione di ingredienti esistenti in natura ha i suoi limiti: le sostanze ottenute per sintesi devono essere purificate e olfattivamente, producono una sensazione olfattiva netta, mentre gli oli essenziali vegetali sviluppano una “sinfonia olfattiva” complessa e difficile da imitare, dovuta al cosiddetto “corteo degli accompagnanti”, ovvero molecole presenti in piccole quantità che arrotondano la percezione della nota odorosa”.
Assunti che potrebbero far trasalire i puritani, ma che invece stanano un grande “misunderstanding”: oggi l’aggettivo “chimico” è inteso come sinonimo di “tossico” mentre, al contrario, offre grandi potenzialità “green”: “La chimica studia tutte le sostanze, sia di origine vegetale sia sintetiche e non fa distinzioni o classifiche – sottolinea Rigano -. Il mondo vegetale ha le limitazioni che si sono descritte, quello della sintesi chimica è più flessibile e abbordabile e permette di fabbricare migliaia di molecole diverse, meglio se usano processi produttivi “green”. Con il problema della crescente scomparsa di aree coltivabili a scopi alimentari, è chiaro che dovremo ricorrere in maniera crescente all’impiego di ingredienti di sintesi. Considerando anche che molti oli essenziali vegetali (anche se “naturali”) contengono sostanze ad alto potere allergizzante, le nuove sintesi cercheranno di creare strutture praticamente prive di capacità sensibilizzante. Lo sviluppo delle capacità analitica degli ingredienti vegetali permetterà di identificare ancora molte molecole odorose create dalla natura, per riprodurle, modificarle e stabilizzarle. Si stanno studiando piante aromatiche con aumentata capacità di produzione di oli essenziali, magari in coltura idroponica, che richiede minor impiego di manodopera. Magari impiegheremo addirittura funghi, muffe e batteri per creare nuove sostanze odorose a basso costo. Inoltre, si stanno studiando altre proprietà degli ingredienti odorosi, per esempio l’aumento delle difese immunitarie, effetti anti-age o di supporto alla crescita dei capelli, come è attualmente allo studio per l’olio essenziale di sandalo”.
Il risultato, è che la combinazione di ingredienti vegetali e di sintesi è la realtà operativa di oggi. Il profumiere moderno, a seconda della fascia di prezzo e il livello di complessità del profumo da inventare, usa ormai in larga parte ingredienti di sintesi, con piccole dosi di materie prime di origine vegetale.
NON SOLO VANIGLIA
Ma in tutte queste galassie di olfattive, quali sono i trend del momento? “In profumeria esistono più trend contemporanei, a seconda delle mode, delle nazioni e delle fasce di mercato – afferma l’esperto -. Ricordiamoci infatti che molti profumi sono creati non solo per profumare il corpo, ma anche detergenti, prodotti per la casa e ambienti. Profumi che siano accettati da tutto il mondo non esistono, ma in epoca di contatti estesi tra tutti i continenti, stanno prendendo piede le note molto intense e diffusive dei profumi del medio oriente, come le note speziate, vanigliate, animalizzate. Tra le note di testa, hanno molto successo le note vegetali di camomilla, violetta e bergamotto, associate a note di fondo muschiate”. Anche le note alimentari sono di impiego crescente. “Aromi come caffé e cacao appaiono in lanci recenti. Mentre i profumi femminili diventano sempre più forti, avvolgenti e aggressivi, le note fresche unisex continuano la tradizione delle acque di colonia, comunque rivisitate e reinterpretate. Tra le note fruttate, mela, melagrana e limone creano accordi “croccanti” nuovi. Tutti i profumi diventano più intensi e persistenti. I cosiddetti “profumi di nicchia” hanno alzato la soglia delle concentrazioni di oli essenziali e la ricerca di riconoscibilità personale spinta”.
UN FUTURO SPAZIALE
“In epoca di ripresa delle esplorazioni spaziali, note che possano evocare gli astri, Marte e la Luna, le profondità dell’universo, ma anche i vulcani, la lava, i geyser – continua Rigano -. A causa delle attuali limitazioni al turismo esotico, aumenta la richiesta di percorsi olfattivi che possano evocare le spedizioni nella jungla e nelle savane africane. D’altra parte, in epoca di contagi pericolosi, tutto ciò che sviluppa la sensazione di pulito, fresco, non aggressivo, igienico è attivamente ricercato. Tutte le note balsamiche, che attivano la memoria di una “naturalità” fantastica e inebriante, tutte le note erbacee, connesse con aria fresca e panorami di montagna sono ben accette, come in recenti linee associate all’ambiente delle Dolomiti”.
E’ LA FINE DEI “NASI”?
La profumeria è una scienza formulativa che ha a che fare con almeno 2.000 ingredienti possibili. Le possibilità di combinazioni sono milioni che aumentano ad ogni scoperta di un nuovo ingrediente o un nuovo olio essenziale. E questo può avere delle ripercussioni sullo stesso lavoro del profumiere: “Stiamo assistendo alla progressiva diminuzione dei formulatori, sostituiti da robot che hanno in memoria tutti i profumi di successo ed elaborano a velocità spaziale nuove possibili miscele con alte probabilità di successo sul mercato – afferma Rigano – Con le moderne analisi dell’attività del cervello quando i nostri sensi vengono stimolati, ci permetteranno di capire quali fragranze attivano meglio le funzionalità del nostro corpo, come crescente dialogo tra i nostri sensi e il funzionamento ottimale della nostra complessione”.