Quanti sono i punti di contatto tra la food e beauty, ovvero tra filiera agroalimentare e quella della cosmesi? Molteplici. Basti pensare all’upcycling, il processo che regala nuova vita alla materia di scarto, valorizzandoli e raggiungendo anche obiettivi di sostenibilità ambientale, limitando sprechi e utilizzo di energie. Una catena di valore ricca che in un territorio come quello della provincia di Cremona, dove l’agroalimentare e la cosmesi vivono fianco a fianco, è di per sé una scelta naturale quanto obbligata, come spiega il Professore Lorenzo Morelli, Direttore Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari per una filiera agro-alimentare Sostenibile della Facoltà di Scienze Agrarie, alimentari e ambientali della Cattolica.
“A Cremona già esistono grosse sinergie in settori diversi noi stiamo sperimentando una bella collaborazione con il Politecnico sul settore agri-food. Si tratta di “mandare a sistema” le collaborazioni. Il futuro non a caso è la multidisciplinarietà, concetto diverso da transdisciplinarità, perché non implica solo collaborazioni trasversali fra esperti di settori diversi, ma una vera e propria “coabitazione e co-working” di esperti”.
FILIERE CHE SI INTRECCIANO
La compenetrazione tra la filiera cosmetica e agri-food è solo all’inizio e non ha ancora mostrato tutti i suoi frutti. Alla base di questo matrimonio fortunato ci sono alcune direttrici di ricerca che promettono di scoprire non solo nuovi ingredienti, ma di dare vita ad una contaminazione anche nei processi e nell’innovazione tecnologica: “Si può dire che il primo assunto immediato e comune è quello del benessere – spiega il professor Morelli -. Prendersi cura del proprio corpo è un tema caro ad entrami i settori: essere belli dentro significa, di rimando, essere belli anche fuori. Le sfide future su cui lavorano alcuni studi non solo incrociano ma in alcuni casi si sovrappongono. Penso ad esempio agli antiossidanti negli alimenti così come nei cosmetici; i batteri “buoni” per l’intestino, ma anche per la pelle, e così via”.
NON SOLO INGREDIENTI
Gli ambiti su cui lavorare per stringere sempre di più il legame tra agri-food e beauty sono essenzialmente tre. Il primo, quello più facilmente intuibile, è quello legato agli ingredienti che per il territorio cremonese ha il vantaggio di garantire un rifornimento a km zero.
“Dalla filiera alimentare possono essere presi ingredienti antiossidanti, lenitivi, probiotici, prebiotici, postbiotici per realizzare prodotti innovativi e in linea con le richieste attuali di mercato sempre è più rivolte a cibi e cosmetici “buoni” e “naturali” – sottolinea Morelli -. Non va trascurato poi l’aspetto della conservazione e del packaging, un asset importantissimo e un grande terreno comune di lavoro fra food e cosmetics. Esiste un settore di ricerca che si chiama biopreservation (la biopreservazione è l’uso di microbiota o antimicrobici naturali o controllati come modo per preservare il cibo e prolungarne la durata ndr) e per quanto riguarda gli imballaggi c’è tutto un mondo legato a sostanze di recupero della filiera alimentare come amidi e fibre, per citarne alcune, che sono sempre più richieste per realizzare packaging”.
LA RICERCA SPINTA DAI CONSUMATORI
Ma c’è anche un aspetto psicologico da tenere presente: se il mercato è influenzato dalle scelte dei consumatori, anche la ricerca di riflesso si dovrà occupare di dare risposte concrete ai nuovi bisogni: “La relazione tra mente e corpo è alla base delle scelte dei consumatori in materia di prodotti cosmetici – conclude Morelli -. Il senso di bellezza, i gusti individuali, le scelte che compiamo in termini di cosmesi sono orientate dalla nostra personalità e dalle nostre emozioni, ma anche da ciò che di noi vogliamo comunicare agli altri. La cosmesi dal punto di vista psicologico, dunque, non si gioca solo come scelta estetica, ma anche come strumento di espressione identitaria e valoriale di sé nel proprio gruppo sociale. Comprendere le dimensioni soggettive e inconsapevoli che stanno alla base delle scelte cosmetiche diventa quindi la chiave per prevedere trend di consumo, per segmentare i diversi gruppi di consumatori e per orientare iniziative di comunicazione efficaci su questo tema oltre che per orientare la ricerca e sviluppo a partire dall’analisi dei bisogni scoperti dei consumatori”.