Anche l’uomo di Neanderthal si applicava sul viso paste colorate, sia per proteggersi dagli insetti che per apparire più bello. Le donne sminuzzando terre colorate (di rosso), si fabbricavano proto-rossetti per evidenziare il potere seduttivo delle labbra. Secoli dopo anche Semiramide, leggendaria regina di Babilonia si dice avesse l’abitudine di bagnarsi nella birra, per rendere la sua pelle fresca ed elastica. Si narra inoltre che impiegasse piante cosmetiche coltivate nei giardini pensili della città per la produzione di formulazioni cosmetiche piuttosto avanzate. La storia della cosmesi nasce insieme a quella dell’umanità. La ricerca della bellezza è stata sempre una meta cui tendere, dettando mode e tradizioni dei popoli antichi.
EGITTO CULLA DELLA COSMESI
“Di sicuro sappiamo che nell’Antico Egitto, a partire da 5000 anni prima della nascita di Cristo, la cosmesi e le cure estetiche in generale erano tenute in altissima considerazione – racconta il professore Umberto Borellini, cosmetologo e docente universitario – Analisi chimiche effettuate su flaconi rinvenuti all’interno di tombe dell’epoca ci hanno rivelato l’uso di composti a base di piombo ed olio di oliva. Leggendo i papiri, inoltre, sono emerse centinaia di ricette di preparati cosmetici. Il trucco, soprattutto degli occhi, era assai diffuso, come ci è dato osservare in dipinti e bassorilievi. In questa civiltà la cosmesi cominciò ad essere davvero raffinata, arrivando ad essere un importante prodotto commerciale: gli egiziani importavano dall’estremo oriente gli oli essenziali e i minerali necessari alla produzione di unguenti e profumi; i sacerdoti conservavano in vasi di alabastro timo, origano, mirra, incenso, lavanda, oli di sesamo, di oliva, di mandorle. Le sostanze cosmetiche utilizzate arrivarono ad essere moltissime, così come moltissime erano le ricette per prepararle; la cosmesi era diffusa anche tra gli uomini e all’interno di tutti i ceti sociali: le persone agiate potevano fruire di unguenti aromatizzati con essenza di mirto o di cedro; le persone di estrazione più modesta potevano ricorrere al semplice olio di sesamo”.
LA BEAUTY ROUTINE NASCE IN ANTICHITA’
Al larghissimo uso della cosmesi per cerimonie religiose, si aggiungeva la cura del corpo di tutta la popolazione. “Questa iniziava al mattino – spiega Borellini – con bagni in acqua addizionata al carbonato di sodio e saponi all’argilla, dopodiché si usava la pietra pomice su gomiti e ginocchia, per continuare con pomate e unguenti profumati che venivano spalmati voluttuosamente su tutto il corpo rendendo la pelle lucida e morbida mentre, sotto le mani di sapienti massaggiatori, il fisico acquistava scioltezza e si manteneva snello. Ogni donna aveva i propri segreti per mantenersi sempre affascinante e li portava con sé anche nell’aldilà: la vita nell’oltretomba era una continuazione di usi e costumi della vita terrena. Inoltre sono stati ritrovati depilatori, bastoncini di nero per gli occhi, belletti, specchi, polvere compatta verde (il nostro moderno ombretto) e tantissimi altri coloranti rosa, rosso, blu, bianco per le diverse sfumature del trucco”.
NEI PAPIRI LA CURA DELLA PELLE
La bellezza era così importante per gli antichi Egizi che l’aggettivo “bello”, nefer, valeva anche per “buono”. “Nei papiri ci hanno tramandato complicate formule e consigli di bellezza – racconta ancora il cosmetologo – lozioni a base di olio di ricino per combattere la calvizie, pomate per rassodare i tessuti e combattere le rughe e gli arrossamenti. Tra gli ingredienti troviamo polvere d’alabastro, miele, latte d’asina, sale marino, cera d’api e uova (di struzzo). Inoltre le condizioni ambientali, spesso estreme e il tipo di vita che si conduceva prevalentemente all’aperto, favoriva la disidratazione per cui diventava importante proteggere la cute e tentare di rigenerarla”.
La cosmesi egizia prendeva in esame anche il problema delle calvizie. “Coloro che avevano perso i capelli non dovevano disperarsi, così almeno dicevano gli esperti dell’epoca – spiega il cosmetologo – secondo loro era facile rimediare al guaio: bastava prendere in parti uguali grasso di leone, grasso di ippopotamo, grasso di coccodrillo, grasso di gatto, grasso di serpente, grasso di stambecco, mescolarli assieme e spalmarli sul cuoio capelluto calvo”.
DA “BELLETTO” A PRODOTTO DI INGEGNERIA COSMETICA
Da allora la cosmesi ha attraversato i secoli, ma fino a non tanto tempo fa, il cosmetico è sempre stato considerato soltanto un belletto, uno sfizio femminile superficiale e vacuo. “Negli anni Ottanta – spiega Borellini, compiendo un salto temporale cospicuo – arrivarono i finti prodotti naturali come shampoo verdi fluorescenti a base di mele trentine color verde pisello che non contenevano un grammo di frutta, ma soltanto colori acrilici e profumi sintetici. Si faceva pubblicità a brillantine lucide e gommine che per eliminarle serviva il detersivo industriale. In altre parole, i cosmetici erano considerati con molta sufficienza dal consumatore, in fondo sempre un po’ scettico, che acquistava un sogno di bellezza destinato a svanire quasi subito, ma tornava regolarmente a comprarlo. E come non essere d’accordo? Basta pensare che la prima legge sui cosmetici (L.713 10/86), entrò in vigore soltanto dalla seconda metà degli anni ’80, e l’obbligo di indicare la lista degli ingredienti in ordine decrescente, risale addirittura alla fine degli anni ’90 fino ad arrivare al Nuovo Regolamento EU entrato in vigore dal 2009 che ha finalmente posizionato il cosmetico in un ambito più professionale, più sicuro e più efficace. Prima era tutto vago, fantasioso: i cosmetici era come pozioni magiche e misteriose a base di midolli di bue, placente fresche di parto ,uova gialle per maionesi tricologiche, e oli di visone residui di lussuose pellicce, simbolo del fragile benessere del boom economico”.
FORMULE “INTELLIGENTI”
Oggi è cambiato quasi tutto: a fare la differenza è la maggiore consapevolezza dei consumatori. “Oggi le promesse sono rimaste le stesse, ma almeno le pozioni sono interpretabili, i claim dimostrabili, gli ingredienti controllati – continua Borellini – Il sogno è diventato scientifico o, perlomeno, ci prova. Infatti nel corso degli ultimi anni, la ricerca dermo-cosmetica si è evoluta parallelamente alla ricerca puramente dermatologica, tant’è che oggi molte formulazioni farmacologiche ad uso topico sono molto simili a quelle cosmetiche. È ormai assodato che una formulazione intelligente (ovvero in grado di rispettare la fisiologia cutanea) può rappresentare per il consumatore e per il professionista un ampliamento dei trattamenti estetici, nonché uno strumento di ottimizzazione quotidiano. E’ diventato importantissimo che le virtù delle sostanze funzionali presenti in un buon cosmetico debbano essere assolutamente validate, razionali e comprovate”.
LA COSMESI DIVENTATA SCIENZA
Peptidi, Tocoferolo, retinolo, acido ascorbico, acido lipoico, acido ialuronico, curcumina, caffeina, escina, asta xantina, esperidina, oligopeptidi, sono solo alcuni tra i principi attivi presenti sia in prodotti cosmetici che in quelli farmaceutici. “E questo ne sancisce l’efficacia per poter asserire senza timori che il cosmetico oggi può rappresentare sicuramente un mezzo per ottimizzare i risultati dei trattamenti estetici, esserne un supporto e fattore fondamentale – conclude Borellini – I cosmetici sono utilizzati tutti i giorni ed è importante che il loro utilizzo debba essere consapevole. La lunga “onda verde” continua a crescere poiché cresce sempre più la voglia di naturalità e sostenibilità. Per cui i produttori dovranno sempre più impegnarsi ad approcciare la fitocosmesi in modo scientifico, puntando sempre di più su ricerche ad ampio spettro svolte da laboratori autorevoli”.