scadenza

Secondo un recente studio sono tantissime le donne che tendono conservare (e purtroppo, anche ad utilizzare) prodotti cosmetici ben oltre la data di scadenza. Si parla addirittura di un tempo compreso tra i 5 e i 6 anni. Se si vuole fare una rapida prova empirica, basta aprire la propria trousse e verificare ad uno ad uno i propri trucchi, creme e smalti. Fatto? Alzi la mano chi non ha trovato almeno un “reperto storico”. Un grave sbaglio che può comportare effetti anche sulla salute, specialmente se si utilizzano prodotti scaduti a contatto con occhi, mucose e le parti più sensibili di viso e corpo.

LEGGERE L’ETICHETTA

Come comportarsi e quali accorgimenti adottare per essere sicure di non utilizzare make-up o skincare deteriorati?

ANDREA BOVERO, COSMETOLOGO ED ESPERTO DI SPA

La prima e semplice regola è ovviamente quella di leggere le etichette. “Le aziende che producono cosmetici devono indicare sulle confezioni la data di scadenza minima, se inferiore a 30 mesi, o la validità dopo l’apertura se la data di scadenza del prodotto integro è superiore a 30 mesi – spiega Andrea Bovero, fondatore e presidente di Lifexcellence tra i più apprezzati esperti e critici di Spa a livello internazionale -. Per i prodotti con durata minima superiore a 30 mesi deve essere riportata un’indicazione relativa al periodo di tempo in cui il prodotto, una volta aperto, può essere utilizzato senza effetti nocivi per il consumatore (Period After Opening, PAO), preceduta dal simbolo rappresentante un barattolo di crema aperto. Il simbolo del PAO solitamente si trova sulle confezioni primarie (barattolo) o secondarie (confezioni di cartone) dei cosmetici, e se non è presente viene indicata la scadenza come per i prodotti alimentari, accompagnata dalla dicitura “da usare preferibilmente entro…”.

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LA DIFFERENZA TRA PAO E DATA DI SCADENZA

Tra PAO e data di scadenza esistono alcune differenze sostanziali: “Il primo – spiega ancora Bovero – viene indicato sui prodotti che, se non sono stati aperti, sono poco suscettibili agli effetti del tempo; la seconda viene utilizzata per i cosmetici che tendono a perdere di efficacia o a degradarsi più facilmente con il passare del tempo. Esistono differenze sostanziali nella durata dei diversi prodotti, in quanto la stabilità chimico-fisica e l’efficacia dipendono principalmente dalla tipologia del prodotto, dalle sue caratteristiche, dalle tecniche formulative con cui è stato assemblato e dal confezionamento”.

LUNGA VITA ALLE POLVERI

La scadenza varia da prodotto a prodotto: in linea di massima i prodotti in forma di polvere hanno una durata superiore rispetto alle emulsioni, mentre quelli dedicati alle zone più delicate – come gli occhi e il contorno-occhi – hanno una durata inferiore; gli smalti solitamente durano di più. “Ma queste indicazioni – sottolinea Bovero – sono puramente esemplificative. Un discorso a parte deve essere fatto per i solari, che vengono utilizzati in condizioni estreme (temperature elevate…) e tendono a surriscaldarsi e a degradarsi con maggior facilità. In generale i cosmetici devono essere conservati in luoghi freschi, secchi, al riparo dalla luce e, nel caso in cui si osservino variazioni nel colore, nell’odore o nella consistenza dei prodotti, è bene non utilizzarli, per evitare reazioni cutanee indesiderate”.

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OCCHIO A ODORE E CONSISTENZA

Al di là della data di scadenza e PAO, occorre essere accorti e sviluppare una certa abilità sensoriale: un colpo d’occhio per valutare la consistenza dei prodotti e delle loro confezioni, o sentirne l’odore sono sicuramente pratiche da utilizzare per valutare il loro stato di conservazione nel tempo. “Ad esempio, se si osserva il contenitore di un’emulsione controluce, talvolta si può notare una certa disomogeneità nel contenuto, che può apparire sedimentato o diviso in due fasi – continua l’esperto -. In questo caso il prodotto non deve essere utilizzato e la prima cosa da fare è cercare di capire la causa di questo fenomeno, che può essere il risultato dello stoccaggio del prodotto in un luogo non adatto (ad esempio in presenza di fonti di calore) oppure di un difetto di formulazione. Le cause che provocano l’instabilità di un’emulsione possono dipendere dalla scelta sbagliata del tipo e della quantità di emulsionante, oppure dall’errata valutazione del rapporto tra la fase acquosa e quella oleosa. Esistono altre manifestazioni che indicano la degradazione delle emulsioni, come il cremaggio (che consiste nella formazione di uno strato di grasso sulla superficie del prodotto) o la sedimentazione (in cui invece si osserva un accumulo di particelle nella parte inferiore del contenitore). Talvolta è sufficiente agitare il prodotto per renderlo omogeneo, ma quando si osservano queste modificazioni è prudente evitare di utilizzare i cosmetici e, se necessario, rivolgersi ai professionisti dai quali sono stati acquistati”.