La cosmetica può essere di grande aiuto nel ritrovare se stessi, la propria femminilità, nei momenti più difficili, come quando si è colpiti da una malattia.
La malattia è uno stigma che si vorrebbe nascondere. A volte però non si può, o non si riesce. E’ il caso dei malati oncologici costretti a cure pesanti con medicinali dai mille effetti collaterali. Il più temuto: la perdita dei capelli. Ma non è il solo. Ad esso si accompagnano dermatiti, secchezza e prurito della cute, radiodermiti causata dalle “bruciature” della radioterapia. Compagni di viaggio indesiderati.
La cosmetica si fa etica
Ed è qui che la cosmetica si fa etica, diventando strumento di sollievo e ingrediente psicologico per aiutare chi sta attraversando una brutta parentesi della propria vita a ritrovare fiducia ma anche se stesso: “Uno degli obiettivi è proprio questo – spiega Elisabetta Casale, farmacista cosmetologa, docente universitaria a Ferrara, Milano e allo Iulm, ma soprattutto formatrice della Oncology Esthetics Italia, associazione che si occupa di insegnare a estetiste professionali come trattare i delicati pazienti oncologici -. Il confronto con lo specchio è per ognuno di noi un momento critico di accettazione della propria corporeità e dei propri lineamenti; quando si è malati le difficoltà sono ancora maggiori. Viceversa, quando ci si vede meglio, con un colorito migliore e senza i segni della malattia, e in qualche misura si ritrova il “se stesso di prima”, il meccanismo psicologico è tale che si hanno effetti non solo sull’umore, ma anche sulla risposta alle cure come hanno ormai evidenziato diversi studi clinici. Tutto sembra tornare piano piano alla normalità e anche le relazioni sociali e famigliari riprendono vigore”.
Un balsamo contro gli effetti delle cure
La depressione e l’isolamento sono fattori che accomunano molte esperienze di malati di tumore, soprattutto donne che una volta intrapreso il lungo cammino delle terapie si chiudono in casa. “La cosmesi può aiutare ad affrontare questo periodo buio, naturalmente attraverso prodotti adatti – sottolinea la professoressa Casale –. Questo è un aspetto molto importante ed è l’altro grande obiettivo della cosmetica oncologica: dare sollievo rispetto agli effetti che le terapie come chemio e radio possono avere direttamente o indirettamente sulla cute. Problemi che accomunano uomini e donne. Penso alle “scottature” della radioterapia, ma anche alle conseguenze sugli organi riproduttivi che a loro volta scatenano altre sintomatologie come può essere l’insorgenza dell’acne”.
Cure necessarie e salvavita, ma che chiedono in cambio un prezzo alto. Il dolore che si aggiunge alla trasformazione del proprio aspetto e i problemi innescati dai medicinali spesso provocano un drop up dalle cure: “Per gli oncologi l’obiettivo primario è giustamente salvare la vita – afferma Casale – ma è giusto che si affrontino anche queste conseguenze perché spesso provocano la richiesta da parte dei malati di sospendere i trattamenti. La cosmetica non cura, ma aiuta a vivere meglio anche questo momento difficile”.
Bio e Vitamina E gli alleati
Prevenire, lenire, idratare. Queste le funzioni che i prodotti skin care devono assolvere per potere essere impiegate nel campo oncologico: “Non esistono linee guida internazionali alle quali rifarsi – rivela la docente –. Ma la prassi che andrebbe adottata prevede l’utilizzo di prodotti almeno venti giorni prima dell’inizio delle cure per preparare la pelle che diventerà ipersensibile. Meglio utilizzare creme ricche di vitamina E, con ingredienti biologici e prive di oli essenziali e di attivanti perché tutti gli stimoli sono da evitare. Naturalmente, le scelte vanno concordate con il medico per capire quale trattamento sia il più indicato per ciascuno. La regola più importante è quella di trattare ogni caso singolarmente”.
La pelle come quella di un bambino
Uno dei passaggi fondamentali in ogni beauty routine è la detersione che diventa ancora più rilevanti in queste situazioni. “E’ alla base di tutto – afferma Casale – Spesso ci si continua a lavare con lo stesso sapone, bagno schiuma o shampoo, ed è un errore perché come detto si ha a che fare con una pelle diversa cambiata, più fragile, come quella di un bambino. Ed infatti i prodotti migliori sono proprio quelli che utilizzeremmo per fare il bagnetto ad un neonato, a base oleosa”.
Se il make up fa ritrovare il sorriso
Se profumi, detersivi (no ad ammorbidenti ed effettuare doppio risciacquo), tatuaggi (no anche a quelli semipermanenti) vanno assolutamente evitati durante le cure, il make up piò giocare quel ruolo decisivo sulla psiche di cui si parlava. “Ritrovare un colorito luminoso, abbandonando quello opaco che ricorda la malattia, utilizzare colori che si adattano di più al proprio incarnato o tornare semplicemente a truccarsi come si faceva prima che tutto si interrompesse, acquista un grande significato: è una conquista – conclude Casale che partecipa alle giornate “Make me up” organizzate in diversi ospedali italiani dall’associazione “Fra Parentesi” -. Alle nostre “guerriere” insegniamo questo, ritrovare se stesse attraverso il ritorno alla propria normalità e truccarsi per una donna significa tornare a piacersi, significa farsi bella per gettare tutto alle spalle e affrontare un nuovo futuro”.