Qual è la storia di un prodotto? Quale è stato il suo percorso dentro e fuori la fabbrica? Quali modifiche ha subito? Come è arrivato a noi? A tutte queste domande rispondono i sistemi di tracciabilità, argomento tra i più strategici che le aziende di ogni settore devono sapere affrontare, compreso quello della cosmesi. E’ il tema affrontato durante il webinar organizzato dal Polo della Cosmesi e Schneider Electric, società leader mondiale nella gestione efficiente dell’energia e nell’automazione industriale.
LA RICHIESTA VIENE DAL MERCATO
Dare una carta di identità a ciascun prodotto ormai non è solo una richiesta normativa, è il mercato a imporlo:“Gli stessi consumers – spiega Veronica Calzi, ecostruxure Technology Advisor di Schneider – sono sempre più consapevoli e disposti a spendere di più purché le origini di un prodotto siano certificate e rese accessibili: ad esempio i QR-code collocati sul packaging primario e/o secondario sono fra i metodi prediletti dai consumatori consapevoli per ottenere informazioni approfondite ed aumentare la propria costumer experience”.
LOTTA ALLA CONTRAFFAZIONE
Più trasparenza significa maggiore sicurezza, non solo personale ma anche aziendale: “E’ un vantaggio per le imprese che hanno un maggiore controllo dei fornitori e sull’origine delle materie prime – continua Calzi –. Inoltre, si riesce a gestire eventuale criticità in modo tempestivo e soprattutto a mettersi al riparo dalla contraffazione: un fenomeno che nel settore cosmetico e di prodotti per la cura della persona in Italia causa perdite pari a 935 milioni di mancate vendite ogni anno”.
LE SOLUZIONI POSSIBILI
Per ogni problema c’è una possibile soluzione. “La tracciatura è l’insieme delle tecnologie interconnesse che permettono di verificare la storia, i movimenti e il percorso effettuato dai prodotti – spiega Calzi -. L’identificazione può avvenire a livello di lotto, imballo, pallet. Un esempio è la Radio Frequency Identification (RFID) tecnologia che consente l’identificazione automatica. E’ adatta per applicazioni che richiedono il tracciamento di oggetti o persone. Il principio si basa sulla possibilità di accedere direttamente ad una memoria a distanza ( Tag). I dati vengono letti o memorizzati nel TAG tramite un semplice collegamento a radiofrequenza (AM), che non richiede contatto o campo di visione, la distanza è variabile da pochi centimetri a parecchi metri”.
LA CARTA D’IDENTITA’ DEL PRODOTTO
C’è poi la tracciabilità vera e propria – e il suo processo inverso, la rintracciabilità – che significa tenere traccia di tutti gli elementi in ingresso che vanno a creare, modificare o trasformare un prodotto. La tracciabilità parte dalle materie prime, dai semilavorati e dalle risorse, attraverso il processo produttivo, fino ad arrivare al prodotto finito. “Infine c’è la serializzazione – aggiunge Clazi – che è il livello massimo di tracciabilità. Consente di tracciare il prodotto in maniera certa ed univoca, attraverso l’attribuzione di un codice su ciascuna singola unità prodotta. Ogni singolo prodotto viene dotato di una propria «carta d’identità» che raccoglie informazioni in merito all’origine, trattamento, lavorazioni e al percorso dalla produzione fino al consumo”.
GLI STRUMENTI DELLA TRACCIABILITA’
“Le tecnologie della tracciabilità sono i moduli software MES (Manufacturing Execution System), abbiamo InBatch e Recipe Manger Plus (integrato e comunicante con lo scada di processo – spiega Rosaria Demola, digital system & architecture engineer –. Una soluzione di gestione flessibile dei lotti e delle ricette per l’esecuzione della produzione secondo i principi di tracciabilità e di eccellenza operativa. Questi strumenti consentono un aumento della produttività fino al 20%, un miglioramento della qualità fino al 30% e una riduzione dei costi di progettazione fino al 40%”.
PAROLA D’ORDINE: DIGITALIZZARE
“La digitalizzazione – continua Demola – semplifica l’accesso allo storico delle ricette ed eventuali modifiche e aiuta a garantire velocità nella procedura di richiamo in caso di problemi di qualità. Inoltre, è possibile migliorare la tracciabilità della filiera, condividendo in maniera “digitale e trasparente” i dati sui prodotti con i partner della filiera: fornitori di materie prime, distribuzione retail/supermercati, trasportatori della logistica in ingresso ed in uscita, consumatori finali”.