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Non è un mistero che la sicurezza sia uno dei temi balzati agli onori della cronaca in tempi di pandemia. Una questione che interessa da vicino anche il mondo del packaging, protagonista di un mutato approccio fisico, ambientale ed emotivo. Mentre con l’avvento del covid19 questioni come l’igiene e il ruolo degli imballaggi nel preservare i prodotti dal rischio di contaminazioni diventavano prioritari per i consumatori, l’industria dal canto suo metteva in campo una serie di elementi “aggiuntivi” che potevano fungere da barriera contro gli agenti esterni o da auto-igienizzanti.

Perché il nuovo mantra è: safety first. Quando si entra in un negozio per fare acquisti o si fa la spesa, il pensiero corre alla sicurezza dei prodotti che stiamo per comprare, a quante mani prima di noi potrebbero aver toccato quei prodotti, a come mantenere il distanziamento nelle affollate corsie dei supermercati e a come “neutralizzare” germi e batteri. Questioni a cui forse, prima della pandemia, pochi prestavano attenzione ma che oggi interessano la gran parte di noi.

Una sfida importante anche per l’industria degli imballaggi. Secondo Benjamin Punchard, Global Packaging Director di Mintel, i brand potranno intraprendere tre strade: “Dare più sicurezza ai consumatori lavorando su nuove caratteristiche del packaging; utilizzare il packaging come mezzo attraverso il quale sensibilizzare i consumatori ad adottare comportamenti più attenti e responsabili e puntare su packaging antimicrobici in grado di proteggere la vita del prodotto lungo tutta la supply chain”.

Sicurezza in primo piano

Di fronte alla crescente preoccupazione sulle possibili contaminazioni causate dalle decine di “mani invisibili” che hanno toccato l’imballo prima dell’acquisto e sull’inviolabilità del packaging, i consumatori in questi mesi si sono ingegnati per cercare soluzioni “fai da te” che neutralizzassero la potenziale carica batterica: c’è chi ha lasciato la confezione intatta per un certo periodo prima del consumo e chi, invece, l’ha disinfettata una volta a casa. 

Un’indagine condotta da Lightspeed/Mintel nel giugno 2020 ha rivelato che il 69% dei consumatori spagnoli era preoccupato da chi poteva aver toccato la confezione prima di loro; il 44% dei consumatori francesi cercava di lasciare intatta la confezione di cibi o bevande per un certo periodo (24 h) in modo che il virus morisse; mentre il 47% dei consumatori italiani disinfettavano la spesa una volta arrivati a casa.

E il mondo dell’industria come ha risposto alle crescenti richieste di sicurezza e igiene?

Alcuni hanno lavorato sulla struttura dell’imballaggio, studiando soluzioni che separassero il tocco di chi lo acquista dal tocco in fase di erogazione.

Unendo alla necessità una buona dose di creatività e intuito, l’inglese Lifestyle Packaging ha creato Snappd, un innovativo sistema a una mano per l’erogazione del disinfettante mani a base di alcool. Secondo Lifestyle  Packaging, Snappd è facile da usare ed evita il contatto multiplo. La singola dose di gel igienizzante viene erogata piegando a metà la bustina con una sola mano: così facendo si riduce al minimo il contatto e la contaminazione incrociata.

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Snappd, un innovativo sistema a una mano per l’erogazione del disinfettante mani a base di alcool.

Una cosa è certa: elementi del packaging che consentono di limitare il tocco o che forniscono una barriera fisica al consumo/erogazione fino al momento dell’utilizzo possono tranquillizzare i consumatori.

La dimostrazione arriva anche da Thin Shell Walnuts della cinese Three Squirrels, che ha inserito in ogni confezione un panno gratuito per pulire le mani dopo il consumo o dal beauty brand Avene, che nella Skin Recovery Cream ha introdotto un sistema ermetico e brevettato – alias D.E.F.I, Dispositivo Esclusivo Formula Intatta – che protegge il prodotto dai batteri e ne conserva le proprietà fino all’ultima applicazione. E che dire dello Scrub Nourishing Body di Bielenda? La sicurezza in questo caso si gioca sul formato mono-dose: si apre, si utilizza e si butta via.  

Un’ interessante strategia adottata da alcune aziende è quella di utilizzare il packaging per incentivare la sanificazione delle mani on-the-go.
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Minits Moisturizing Hand Sanitizer

Anche qui gli esempi non mancano. Green Tea Scented Moisturizing Hand Sanitizer della coreana The Crème Shop è un igienizzante in crema con etanolo al 70% che uccide il 99,9% di germi e batteri in soli 15 secondi e lascia la pelle morbida grazie alla presenza di aloe vera e vitamina E. Green Wind Forest Phytoncide Scented Moisturizing Hand Sanitizer di Minits unisce all’azione antibatterica una formula idratante arricchita con deliziosi profumi. Il tutto in un comodo formato travel size che garantisce più di 500 spruzzi.

C’è chi, sfruttando la richiesta di sicurezza del mercato, ha trasformato il packaging in uno strumento “educativo” capace di guidare i consumatori verso abitudini e stili di vita migliori.

Come Lumo, con sede in California, che ha portato la tecnologia nel mondo dei detergenti mani. L’azienda ha creato un packaging per il sapone mani in stile pompa che aiuta i consumatori a capire per quanto tempo bisogna lavarsi le mani secondo le raccomandazione del CDC – Centers for Disease Control. Attivato dal meccanismo della pompa, il packaging produce un bagliore per 20 secondi: il tempo consigliato dal CDC per uno scrub mani efficace che neutralizzi germi e batteri. Un esempio calzante di come i progressi tecnologici nel mondo software, hardware, nelle APP e nella realtà aumentata stiano portando a cambiamenti significativi nel modo in cui i consumatori interagiscono con i prodotti.

Lumo soap dispenser

E quando creatività e fantasia si uniscono alla necessità di limitare il contagio, il risultato può essere davvero dirompente. È il caso di Brahma, famosa birra brasiliana, che ha studiato un sistema unconventional per combattere la consuetudine di scambiarsi lattine o bottiglie di birra – un’ abitudine assai diffusa tra amici nonché potenziale veicolo di diffusione del virus. In Argentina offre degli adesivi gratuiti che aiutano i consumatori a differenziare la propria birra ed evitare che un’altra persona beva dalla stessa lattina.

Le aziende hanno scelto di intraprendere anche un’altra strada: lavorare su materiali dalle proprietà anti-batteriche.

Una strada che, in futuro, porterà ad un ripensamento del ruolo del packaging inteso non più solo imballaggio, ma anche come potente germicida e device auto-igienizzante.

Gli esempi di chi ha già iniziato a lavorare sui materiali antimicrobici non mancano sia in campo alimentare che in quello cosmetico. Aptar Food & Beverage ha introdotto InvisiShield, una tecnologia che proteggerà il cibo da agenti patogeni infettivi come batteri, funghi e virus. La francese Cosmogen, specializzata in pennelli, spazzole e accessori beauty, utilizza microsfere di ossido minerale prodotte da Pylote per produrre pennelli e applicatori che forniscono protezione antimicrobica al prodotto. Tincture, brand londinese per la cura della casa, vende bottiglie in plastica prodotte da Berry M&H che sfruttano un innovativo polimero anti-batterico.

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Aptar lancia InvisiShield™ una soluzione per contrastare la proliferazione batterica nel packaging

Per non parlare di Touchguard che ha collaborato con la società di packaging sostenibile DS Smith per sviluppare una nuova gamma di imballaggi in cartone sostenibili e anti-batterici. Il rivestimento, specificatamente sviluppato per proteggere le superficie degli imballaggi in carta brevettato da Touchgaurd, si è dimostrato efficace contro una ampia varietà batteri e virus, tra i quali anche il covid19.

Esempi concreti di come l’industria abbia fatto fronte all’emergenza cercando, attraverso l’innovazione, di tutelare il nostro futuro e la sicurezza di tutti.  

L’articolo è stato realizzato con il supporto di Mintel. Per maggiori informazioni scrivere a: mmofardin@mintel.com