economia circolare

«Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma». E’ con la celebre frase di Antoine-Laurent de Lavoisier che è iniziato il webinar “Cosmesi e economia circolare, istruzione per l’uso” organizzato dal Polo della Cosmesi in collaborazione con Bureau Veritas proseguendo il ciclo di incontri che ha al centro il tema della sostenibilità.

Si è partiti da una data, quella dell’Earth Overshoot Day il giorno che segna l’esaurimento di tutte le risorse che il pianeta Terra è in grado di rigenerare nell’arco di un anno. “Al ritmo attuale – spiega Marco Cataldi, Environmental Sustainability Specialist di Bureau Veritas Italia –  Servono risorse pari a quelle che fornirebbero 1.6 pianeti Terra. In pratica, ci stiamo indebitando con l’ambiente. La pandemia legata al Covid-19 ha fatto slittare questa data di sole 3 settimane”. Dunque un cambio di passo, con il passaggio da un’economia lineare ad un’economia circolare non è solo necessario, ma vitale se si vuole dare una chance alle generazioni future. “Il nostro attuale modello economico non è sostenibile – afferma Cataldi – Ma allo steso tempo non è facile ridurre i propri impatti. Eppure i consumatori sono sempre più consapevoli e richiedono sempre più prodotti green. In questo processo le aziende giocano un ruolo chiave nella transizione ad un’economia di tipo circolare”.

economia circolare
Il passaggio da un’economia lineare ad un’economia circolare non è solo necessario, ma vitale se si vuole dare una chance alle generazioni future
CAMBIO DI PARADIGMA

Fino a pochi anni fa pochissimi parlavano di sostenibilità ambientale. Parlare di contenuto di riciclato era quasi un peccato, qualcosa da nascondere e non comunicare in virtù del dogma: “Il nuovo è sempre meglio”.

Poi le cose sono cambiate – ha sottolineato Cataldi – Oggi tutti parlano di sostenibilità ambientale ma pochi al sanno mettere in pratica realmente incorrendo in quello che viene definito “Green washing”. Ma ciò non toglie che la sostenibilità e i progetti di economia circolare ormai sono aspetti fondamentali per i mercati, tanto che la normativa è cresciuta e si è ampliata”. E’ dunque difficile sapersi orientale nel mare magnum di leggi nazionali e internazionali, imboccando il giusto cammino per trasformare l’economia lineare in una economia circolare.

Ma in che modo è possibile cambiare il proprio paradigma? “L’economia lineare si basa sull’assunto take-make-dispose – spiega Cataldi – l’economia circolare invece è un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile”.

Si parte dalle materie prime: occorre progettare i prodotti pensando fin da subito al loro impiego e fine vita; dare priorità alla modularità e versatilità; affidarsi ad energie prodotte da fonti rinnovabili; pensare in maniera olistica, avendo uno sguardo d’insieme e considerando le relazioni di causa-effetto delle diverse componenti; infine, favorire il recupero e il reimpiego dei materiali.

l’economia circolare invece è un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile
COME NAVIGARE IN UN OCEANO DI NORME?

Nel 2015 la Commissione europea ha adottato un piano d’azione per contribuire ad accelerare la transizione dell’Europa verso un’economia circolare – spiega il relatore – Il piano d’azione definisce 54 misure per “chiudere il cerchio” del ciclo di vita dei prodotti: dalla produzione e dal consumo fino alla gestione dei rifiuti e al mercato delle materie prime secondarie. Inoltre, individua cinque settori prioritari per accelerare la transizione lungo la loro catena del valore (materie plastiche, rifiuti alimentari, materie prime essenziali, costruzione e demolizione, biomassa e materiali biologici). Il Pacchetto contiene la modifica delle 4 direttive sui rifiuti relative a rifiuti, imballaggi e rifiuti di imballaggio, discariche di rifiuti, veicoli fuori uso, pile e accumulatori e RAEE”.

Da sempre pioniera della sostenibilità, l’Unione Europea ha presentato il 12 dicembre 2019 il nuovo piano strategico europeo sulle tematiche verdi: il Green Deal, «la nostra tabella di marcia per rendere sostenibile l’economia dell’UE».

Il Green Deal definisce una strategia per rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050 attraverso due azioni fondamentali: promuovere l’uso efficiente delle risorse passando a un’economia pulita e circolare; ripristinare la biodiversità e ridurre l’inquinamento. L’11 marzo 2020 la Commissione Europea ha adottato il Circular Economy Action Plan, ovvero il piano d’azione per realizzare Green Deal europeo. Questo piano garantirà che il quadro normativo sia snellito e adattato per un futuro sostenibile, che le nuove opportunità siano massimizzate, riducendo al minimo gli oneri per le persone e le imprese”.

economia circolare
E’ difficile sapersi orientale nel mare magnum di leggi nazionali e internazionali, imboccando il giusto cammino per trasformare l’economia lineare in una economia circolare.
LE QUATTRO CERTIFICAZIONI NELLA COSMESI

I principali schemi di certificazione applicabili al mondo della cosmesi sono: BS 8001, AFNOR XP X 30 901, ISCC PLUS e il contenuto di riciclato negli imballaggi: Remade In Italy, PdR 88, ISO 14021.

BS 8001

British Standard ha pubblicato nel maggio 2017 la prima norma ufficiale, riconosciuta a livello internazionale, per l’economia circolare. Definisce le motivazioni, in termini di benefici presenti e futuri, per il passaggio da un’economia e un tipo di business lineare a una circolare. “Vengono definiti i sei principi dell’economia circolare: essere trasparenti, mantenere i materiali alla massima utilità e funzione, rivalutare la gestione delle risorse, avere la consapevolezza e responsabilità per gli impatti che si generano a catena a livello sociale, economico e ambientale, cooperare con altri soggetti sia interni che esterni (catena di fornitura/ cross-sector, università, società civile, consumatori) alla propria organizzazione al fine di ottenere vantaggi a livello di sistema”.

AFNOR XP X 30 901

E’ una norma sperimentale e certificabile. Contiene i requisiti e le linee guida per la gestione di un progetto di economia circolare. Si basa sul principio del miglioramento continuo. È inteso come una guida per il project manager, il responsabile dello sviluppo sostenibile o il manager stesso, comprese le autorità locali, per garantire che il progetto realizzi veramente un’economia circolare. Per progetto si intende qualsiasi ambizione di cambiamento introdotta da un’organizzazione, volta a far evolvere parzialmente o totalmente la sua attività verso un modello più efficace nell’utilizzazione delle risorse, riducendo l’impatto ambientale delle sue attività e migliorando il benessere degli individui ».

ISCC PLUS

La certificazione ISCC Plus ha come requisiti basela sostenibilità e la tracciabilità, con particolare riguardo a: gestione sostenibile della coltivazione, verifica della catena di custodia, tracciabilità e monitoraggio dei volumi prodotti e delle rese di lavorazione.

“ISCC PLUS è a disposizione di tutte le aziende che vogliono dimostrate il proprio impegno per una processo produttivo orientato alla responsabilità ambientale e sociale, tramite il reperimento di materie prime sostenibili e senza deforestazione e/o senza altre forme di danno ambientale”.

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L’UE individua cinque settori prioritari per accelerare la transizione lungo la loro catena del valore (materie plastiche, rifiuti alimentari, materie prime essenziali, costruzione e demolizione, biomassa e materiali biologici)
ATTENZIONE AL PACKAGING

l’economia circolare invece è un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile

Il ReMade In Italy è la prima certificazione accreditata che attesta il contenuto di materiale riciclato e consente la tracciabilità dei materiali nel processo di riciclo – spiega Cataldi – avendo ottenuto il riconoscimento di ACCREDIA, è dotato del massimo grado di affidabilità e indipendenza”.

ISO 14021 – Environmental labels and declarations – Self-declared environmental claims – Type II environmental labelling sono asserzioni ambientali basate su autodichiarazioni del fabbricante. La norma prevede comunque una serie di vincoli da rispettare sulle modalità di diffusione e i requisiti sui contenuti dell’informazione – conclude Cataldi – Infine, La prassi di riferimento, pubblicata il 6 luglio 2020, definisce la modalità di verifica del contenuto di riciclato e/o recuperato e/o sottoprodotto, dichiarato da un’organizzazione per un proprio prodotto immesso sul mercato nazionale, indipendentemente dalla sua tipologia, purché esso sia compreso nel campo di applicazione definito dalla prassi stessa”.